Un articolo su Per noi o per gli altri, in edicola.


Per gli appassionati di fotografia, sul numero di Marzo della rivista Il Fotografo (attualmente in edicola) trovate un bell'articolo che parla di me e del reportage fotografico che ho realizzato sui Volontari della Croce Rossa (Per noi o per gli altri).

L'articolo è particolarmente incentrato sugli ebook e sull'editoria multimediale, ma ci sono molti riferimenti alle mie immagini e alla Croce Rossa per cui sono convinto che si tratti anche di una bellissima occasione per far conoscere un po' di più il reportage e il messaggio che volevamo trasmettere attraverso di esso.

Un ringraziamento particolare vanno a Laura Marcolini che mi ha intervistato e che ha realizzato l'articolo e a Sandro Iovine che ha apprezzato il mio lavoro e mi ha dato la possibilità di parlarne sulla rivista.

Simone.

Link correlati:

Il sito si Sandro Iovine

Per noi o per gli altri

Non date troppa importanza al vostro lavoro (in senso imperativo).

Un'idea che mi frulla per la testa ultimamente è questa: sto scrivendo il mio nuovo romanzo, e spesso mi fermo per pensare e riflettere su come inserire determinati argomenti nella storia, o su cosa descrivere in determinati passaggi che non ho ancora ben delineato.

Pur avendo sostanzialmente le idee chiare sulla trama e su dove voglio andare a parare (se così non fosse non avrei neanche iniziato a scrivere), mi blocco spesso anche per giorni per paura che una determinata idea funzioni male e che alla fine il romanzo finito non piaccia.

Insomma mi capita di procedere a singhiozzo, fermandomi per lungo tempo di fronte a una situazione che rischia di mandare a put-scatafascio tutto quanto. Mi pare un impedimento serio, perché come autore vorrei scrivere almeno tre romanzi l'anno (eh, piccoli però ^^) da spammare in giro per editori nella speranza che una volta o l'altra mi dica cuore e me ne pubblichino almeno uno. Vi ho mai parlato di come sono convinto che dopo il primo libro mi pubblicheranno tutto e diventerò famoso? No? Meglio.

Vabbe', come dicevo mi sono messo a riflettere su questa cosa, e alla fine ho inquadrato il problema e la sua soluzione: sono troppo ansioso di scrivere chissà quale capolavoro assoluto, e non mi accontento della storia che ho in mente.

Insomma se volete scrivere, forse è il caso che seguiate l'indicazione del titolo (e che segue):

Non date troppa importanza al vostro lavoro (inteso come imperativo).

E ora seguono i classici commenti a favore della mia idea (ovviamente ci vuole poco, visto che li scrivo sempre io):

Non tutti i libri che avete letto sono perfetti: o meglio, è veramente raro che un romanzo vi piaccia al 100% dall'inizio alla fine. Credete che l'autore sia caduto in una profonda depressione per questo, arrivando magari a togliersi la vita? Ok, sì, qualcuno l'ha anche fatto, ma molti altri si godono i proventi delle vendite e pensano che in fondo meglio di così non si poteva fare.

Potete scrivere altri libri: se vi impiccate per mettere giù un romanzo, vi ritroverete ad aver scritto solo quello e magari sarà anche brutto. Se al contrario sorvolate un po' su coerenza (eh, sì, l'ho scritto ^^) trama, stile, personaggi e intrecci narrativi, forse sarete più fluidi... e farete di meglio col romanzo che scriverete dopo.

Nessuno è buon giudice di sé stesso: magari l'idea che non vi convince al 100% piacerà invece ai lettori, mentre se state lì a impazzire per cambiarla ve ne uscirete fuori con una mezza schifezza.

Non si può piacere a tutti: quello che non piacerà a un lettore potrebbe piacere a un altro... e purtroppo viceversa. Da quello che sento, piacere a metà delle persone che incappano nel nostro romanzo (moltissimi neanche lo leggeranno!) è già un traguardo quasi irraggiungibile.

I fallimenti sono necessari: in fotografia, una buona foto ogni rullino è un risultato eccezionale (per il digitale ancora meno, visto che non pagando gli scatti fate meno attenzione) e se fate 10 buone foto all'anno siete un grande fotografo. Ma avete ragione: la scrittura è diversa dalla fotografia: non potete scrivere a casaccio sperando di beccare qualcosa a bucio di cuore ^^.

Meglio lo stile del contenuto: magari non dovrei scriverlo dopo tanti discorsi in cui dicevo l'esatto contrario... però è una verità. Se scrivete davvero molto bene, eventuali zoppicazioni in dentro la struttura de il romanzo non saranno poi moltissimo notevoli (io scrivo molto davvero bene, per il esempio).

I lettori sono dei bastardi: se anche vi impegnate fino allo stremo e ci mettete tutto quello che avete, troveranno comunque dei difetti. Problemi inerenti la trama, errori grammaticali, anche semplici refusi. State tranquilli che anche il romanzo più perfetto della Terra riceve le sue belle critiche.

A questo punto, è meglio non impegnarsi troppo: così di fronte a una critica potremo sempre dire che sì, avevamo notato un certo problema... ma che abbiamo deciso coscientemente di non correggerlo. La cosa era voluta, insomma.

E una cosa voluta non è un errore.

Simone

Il corso avanzato: la posizione dello scrittore (punto di vista e tempo narrativo).

Lo so che non ci crederete nemmeno, ma dopo un po' di tempo in cui si è parlato d'altro, torniamo a parlare di scrittura.

Allora, cerchiamo di usare un po' di fantasia (sperando che non sia chiedere troppo a degli aspiranti scrittori ^^). Provate dunque a immaginare che la storia di cui state parlando avvenga da sé, senza il vostro intervento. I personaggi del vostro racconto sono vivi, e fanno quello che devono fare per i fatti loro, senza che voi possiate intervenire a rompergli le scatole.

Immaginate allora che per raccontare ai lettori la storia che vivono i vostri protagonisti, voi vi posizioniate da qualche parte all'interno di questo scenario inventato, e che scriviate semplicemente quello che vi capita di vedere e sentire. Se qualcosa avviene davanti ai vostri occhi allora ne parlate, ma se un evento anche importante succede al di fuori del vostro campo di azione allora voi non ve ne renderete conto, e con voi nemmeno i vostri lettori.

In linea di massima da questa scelta derivano conseguentemente la forma verbale del testo (prima, terza e alle volte anche seconda persona), e le informazioni che arrivano al lettore. Visto che le possibilità a questo punto non sono infinite, mi pare utile e simpatico (nonché un bel modo per riempire il blog) parlarne rapidamente.

Vi avviso comunque che nei manuali di scrittura creativa veri potreste trovare definizioni differenti, mentre io queste me le sono inventate come piaceva a me. Dubito che alla fine ci sia una qualsiasi differenza sostanziale ma in ogni caso, come sempre, vi consiglio di dar retta a loro e non a me ^^.

Narratore dietro un personaggio: la storia viene raccontata in terza persona dal punto di vista di uno dei protagonisti (tizio andò, tizio fece, tizio mangiò e - cosa importante - tizio pensò). In questo modo il lettore sarà sempre informato di tutto ciò che riguarda il personaggio in questione, ma ovviamente non di quello che pensano e vedono tutti gli altri.

Di solito i romanzi moderni sono generalmente scritti così. Almeno a volte. Credo.

Narratore dietro tutti i personaggi allo stesso tempo: lo scrittore descrive la situazione senza un punto di vista particolare, e il lettore è sempre a conoscenza di quello che vedono e pensano tutti i personaggi. Scelta narrativa legittima, anche se poco saggia se non volete che si sappia fin da subito chi è l'assassino. Se leggete il terzo volume de la spada del destino del drago vampiro: il ritorno dell'anello (o un altro romanzo dal titolo analogo) probabilmente è scritto così. Anche se forse l'autore non se ne è accorto.

Narratore vicino a un personaggio: seguite sempre un personaggio solo, ma i suoi pensieri non ci vengono raccontati. Per il mio particolare parere del momento (Domenica 17 Febbraio 2008, ore 17.54) è il mio punto di vista preferito e con il quale mi trovo meglio. Ok, sono le 17.55 e ci ho ripensato: non lo è più.

Narratore vicino a tutti i personaggi: come sopra, solo che invece di seguire soltanto il protagonista raccontate quello che fanno e che conoscono un po' tutti, sempre senza entrare nel merito dei loro pensieri. Un po' come al cinema insomma, a parte i film dove c'è una voce narrante.

Narratore dentro a un personaggio (ma non come piacerebbe a voi): in sostanza sarebbe la classica narrazione in prima persona. La storia è vista con gli occhi del protagonista, e tutti gli avvenimenti sono filtrati dai suoi sentimenti e dal suo modo di affrontare determinate situazioni. Il mio La sindrome di Reinegarth è scritto così, anche se ci sono delle parti in terza persona.

Narratore dentro a tutti i personaggi: una prima persona globale, insomma. Personalmente, non ho la minima idea di come si possa realizzare una cosa del genere senza confondere le idee ai lettori e ritrovarsi con un testo illegibile, ma se davvero ci riuscite credo che la vostra carriera letteraria sarà sfolgorante. Ora che ci penso, c'è un pezzo di Mozart di Atlantide in cui ho provato a fare una mezza cosa del genere (ci sono due personaggi che narrano in prima persona, ma ovviamente in capitoli separati).

Se devo proprio essere sincero, io tutto 'sto gran sfolgorio non l'ho visto ^^.

Narratore che se la prende con voi: utilizzando i verbi nella seconda persona, la storia racconta di come voi pensate, agite e vi comportate in una determinata maniera. Questa cosa insenstata è tipica dei libri/gioco dove vi viene chiesto di fare determinate scelte che in genere influenzano la storia in maniera arbitraria: se vuoi mangiare il ratto per non morire di fame dentro la prigione in cui stai marcendo da anni vai a pagina 150 (che bella storia appassionante, vero? ^^) se invece vuoi tentare la fuga col tuo super-potere mutante vai a pagina 200.

Scusate, ma adesso voglio vedere che succede...

Pag. 150: il ratto si trasforma in un Ippogrifo robot (!?) che volando ti porta via dalla tua cella. Se non hai indossato il casco magico cavalca Ippogrifi che trovavi nel volume precedente delle nostre avventure cadi e muori all'istante in una lunga agonia senza fine, altrimenti il libro è finito e compratene un altro.

Pag. 200: provi a scappare ma il castello è immerso in un campo anti-poteri-mutanti (e ti pareva!) e le guardie ti fanno a pezzi con le formine del pongo a forma di stella. Comunque non ricominciare il libro da capo, compratene un altro lo stesso!

Ok, direi che più o meno può bastare. Altri punti di vista ce ne sono di sicuro, ma a me non vengono in mente per cui sticavoli. È un corso avanzato, cercateveli da soli su Internet.

Simone

Una vita da scrittore emergente: passato, presente e futuro del vostro autore sconosciuto preferito.

Oggi presento il consueto punto della situazione in maniera un po' diversa dal solito: farò infatti una lista di cose che ho fatto e che sto facendo come scrittore, commentando brevemente le mi impressioni sui risultati che queste di volta in volta hanno portato.

Scrittura dei primi racconti: si parla di 15 anni fa, e anche di più. Ottimo esercizio per imparare a scrivere, qualcosa di leggibile è rimasto e lo trovate sul blog.

Scrittura dei primi romanzi: La sindrome di Reinegarth e Codice Aggiunto. Un'ottima palestra, e i romanzi in questione sono spesso anche stati apprezzati (non dagli editori). Sicuramente dopo averli scritti mi sono sentito più scrittore... e molto più emergente sconosciuto ^^.

Pubblicazioni autoprodotte: buone per dare qualche libro a parenti e amici senza spendere troppo se fatte con un tipografo "amico". Far girare un libro così è molto impegnativo e personalmente mi sono avanzate un sacco di copie.

Pubblicazioni a pagamento: tornando indietro non lo rifarei. Fermo restando che se qualcuno sa come vendere il proprio libro (o ne ha bisogno, come un professore universitario) allora è ok anche un editore a pagamento.

Print on demand: ottimo per farsi qualche copia da dare in giro, consente di stampare l'esatto numero di libri richiesto (ottimo se sapete di poterne vendere un po' in qualche modo). Online le vendite sono praticamente nulle.

Realizzazione di ebook: ogni mese i miei visitatori scaricano qualche centinaio di libri elettronici. Cifre dell'altro mondo per un autore sconosciuto che non è neanche pubblicato. Difficile dire quanti siano i lettori effettivi, ma molta gente li legge davvero... e si vanno diffondendo degli "ebook reader" basati su una tecnologia particolare che non dà fastidio agli occhi.

Concorsi letterari: sono partito con quelli piccoli per racconti, e adesso sono passato all'Urania. Credo che un concorso valga la pena solo se assicura la pubblicazione di un proprio romanzo, mentre partecipare con dei racconti e finire in una ricca antologia di sconosciuti io la trovo una perdita di tempo. Mi perdoni chi la pensa diversamente, sono opinioni.

Corsi di scrittura: ottimi per capire come funziona l'ambiente, buoni per conoscere qualcuno e avere qualche consiglio su come presentarsi meglio agli editori. Per imparare a scrivere, secondo me sono più utili se siete già bravini (nel senso che avete già affrontato un romanzo per conto vostro) altrimenti il rischio è che vi confondano le idee.

Stesura del terzo romanzo: Mozart di Atlantide. Su una cinquantina di editori contattati, uno ha detto che faceva schifo e uno ha detto che era buono però non lo pubblicavano lo stesso. Gli altri 48 hanno detto "non pubblichiamo fantascienza". Il mio consiglio è di NON scrivere fantascienza in Italia, almeno non quella "classica" (Asimov e Orwell, per capirci).

Apertura del blog: ottimo per conoscere altri scrittori (agli editori non gliene frega niente), ottimo per pubblicizzare gli ebook, ottimo per confrontarsi e ottimo per esercitarsi. Insomma a qualsiasi aspirante scrittore io consiglierei l'apertura di un blog e anzi mi stupisco di tutti quelli che non lo fanno.

Stesura del quarto romanzo: il gatto che cadde dal Sole. Sicuramente il mio libro scritto in maniera migliore. A rileggerlo non mi sembra quasi di averlo scritto io ^^! A fine Giugno 2007 l'ho inviato a cinque editori ben selezionati e al momento nessuno si è fatto sentire. Da quello che so anche 1 anno di attesa è perfettamente nella norma, per cui...

Stesura del libro del blog: mi sono divertito, e attualmente è in visione da un po' di editori. Uno mi ha già risposto dicendo che non pubblicano libri nuovi (o qualcosa del genere), mentre un altro pareva interessato ma poi temo che la cosa sia morta lì. Per il resto aspettiamo.

Secondo libro del blog: questo è un po' più "scazzato" rispetto al primo. Secondo me sarebbe anche più divertente, ma non ha senso provare a pubblicarlo se prima non pubblicano il primo. Credo.

Nuovi invii editoriali: ho deciso che non posso aspettare a vita che qualcuno (non) mi risponda, per cui sto iniziando a inviare il libro dei gatti e quello del blog ad altri editori. L'idea che ho adesso è di contattare direttamente gli editor, anche rompendo pesantemente le palle, sperando che mettere un manoscritto direttamente in mano a una persona piuttosto che a una segreteria faciliti un poco le cose. Vi terrò come sempre informati.

Stesura del quinto romanzo: Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo. A pensarci bene, c'è gente che pubblica la prima cosa che scrive, e pare impossibile arrivare a cinque (SETTE se contate il blog) senza aver ancora ottenuto nulla. Probabilmente i miei libri fanno tutti schifo, ma non è una giustificazione nemmeno questa visto il livello di certa roba che vedo in giro.

Impegnarsi in qualcosa senza arrivare da nessuna parte è una di quelle eventualità che reputo impossibili. La sfiga perenne non è nel mio modo di vedere la vita, e non penso che lo sarà mai. Sicuramente all'inizio mi sono posto male (spedivo a caso un romanzo che quasi nessun editore pubblicherebbe) e forse spinto da sfiducia non mi sono impegnato fin da subito come si deve. Bo', vedremo cosa accadrà nei prossimi mesi.

Tornando a Primo Mazzini, ho scritto un centinaio di cartelle e la storia prosegue bene. Lo stile è un mix tra il blog e il libro dei gatti (più la seconda parte, quella che non è online) per cui insomma è allegro e a tratti (spero) fa anche ridere e ci sono un sacco di idee che mi piacciono. Il problema è che potrebbe essere catalogato come fantascienza (eh sì, sono di coccio), rendendone impossibile la pubblicazione.

Proprio per questo, nel presentarlo dirò che è una specie di Harry Potter.

Simone

I motivi per cui dopo anni che ci provate fate ancora pena come scrittori

Terminiamo il discorso iniziato qualche giorno fa. Se ricordate (immagino di no, e per questo riassumo) ero partito proponendo l'ipotesi che ci fossero persone seriamente negate nella scrittura. Un non essere portati per la narrativa, insomma, che precludeva a priori qualsiasi risultato futuro.

Mi ero poi smentito da solo, dicendo che forse no: non si può essere negati per lo scrivere, e un impegno costante porta comunque a dei risultati. Non necessariamente un capolavoro o nemmeno un best seller, ma per lo meno un libretto leggibile dovrebbe essere alla portata di tutti. E a questo punto potevamo anche chiudere.

Resta comunque il fatto che una diffusa incapacità è evidente nel mondo degli scrittori, non necessariamente aspiranti. Nonostante le mie filantropiche convinzioni che dipingono un mondo formato da potenziali autori almeno piacevoli, è innegabile che la gran parte dei testi prodotti da sedicenti scrittori emergenti in realtà non lo sia.

Per dire le cose come diceva qualcuno tempo fa (sempre io, credo): i romanzi degli aspiranti scrittori fanno regolarmente schifo. Ma non schifo per dire che sono poco meravigliosi o non completamente fantastici. È uno schifo che ci evita di dire un potenzialmente offensivo: orrende porcate illegibili.

E in questo ultimo post (su questo argomento, il blog ancora non lo chiudo, mi dispiace ^^) proverò a scoprire...

I motivi per cui dopo anni che ci provate fate ancora pena come scrittori

Perché non vi sforzate nemmeno un po': scrivete un racconto all'anno, e siete felici così. Pensate che un giorno o l'altro scriverete il romanzo della vostra vita, ma oggi è troppo faticoso per cui è sempre meglio posticipare la cosa. Ma come sperate di migliorare se non vi esercitate praticamente mai e a scrivere 'sto benedetto romanzo non ci provate nemmeno?

Nota: ci sono scrittori che in vita loro hanno scritto 1 solo romanzo e per di più anche molto bello... ma io posso dare consigli validi in linea generale e non nello specifico di pochi casi isolati. Insomma chissene frega, ok? ^^

Perché siete di coccio: usate meno aggettivi (o leggetevi il mio post a riguardo). Usate meno aggettivi (o leggetevi il mio post a riguardo). Usate meno aggettivi (o leggetevi il mio post a riguardo). Usate meno aggettivi (o leggetevi il mio post a riguardo). Usate meno aggettivi (o leggetevi il mio post a riguardo). Usate meno aggettivi (o leggetevi il mio post a riguardo).

Ok, io ci ho provato di nuovo a farvelo entrare in testa. Il senso è che se tutto il mondo vi ripete la medesima cosa per infinite volte FORSE avete ancora ragione voi, ma volendo accontentare il gusto degli altri (volevate essere letti, ricordate?) potreste commercializzarvi un po' e dare retta a qualche consiglio. Se no fate ancora come vi pare, ma siete di coccio.

Perché non vi confrontate: io ho visto cosa non piaceva nei miei primi romanzi, e ho provato a non ripeterlo nei miei secondi romanzi. Per far questo ho dovuto scrivere il libro, stamparlo, metterlo online o comunque farlo leggere, sopportare le stupide opinioni di volenterosi critici rompipalle (e dai adesso non ricominciamo! ^^) e soprattutto mettermi lì a capire che cosa andava effettivamente migliorato e che cosa no.

Perché avete seguito la strada sbagliata: a volte, e dico a volte, certi consigli non vanno seguiti e certi punti di vista non vanno presi per oro colato. E quello che è andato bene per qualcuno non necessariamente va bene anche per voi. Comunque a tornare indietro si fa sempre in tempo... a meno che non sia troppo tardi, ovviamente ^^.

Perché vi siete fissati con un genere che non è il vostro: non è che dovete essere per forza Stephen King, ma forse l'horror vi viene meglio del fantasy. Se non ci provate non lo scoprirete mai, ed eventualmente potete sempre cambiare di nuovo.

Perché non cambiate mai: il libro che avete scritto 5 anni fa era brutto. Ok, cose che capitano. A sessanta mesi di distanza, però, fate ancora lo stesso lavoro, non avete fatto nuove esperienze, non avete studiato qualcosa di nuovo, non avete cambiato gusti narrativi, non avete variato stile, non avete... bo' non mi viene più niente. In ogni caso insomma non avete fatto qualcosa che segni un cambiamento anche minimo nel vostro essere. Perché il vostro nuovo libro dovrebbe essere diverso?

Perché frequentate le persone sbagliate: lo sai (?) quanti critici conosco che danno consigli stupidi? Lo sai quanti scrittori peggio di me (sì, sto esagerando ^^) vengono letti e imitati da gente convinta che sia la maniera giusta per migliorare? Lo sai quanti postacci ci stanno su Internet dove gente impedita a scrivere fa corsi di scrittura senza capo né coda con tanto di commentatori che gli danno anche ragione?

Perché siete davvero negati: ok, questo s'era detto che non era possibile, per cui come ipotesi continuerei a scartarla. Però, in fin dei conti, chi lo sa...

Potrei sempre avere torto.

Simone

Come essere uno scrittore talmente co-nfuso da diventare famoso.

Tra le tante categorie di scrittori, questa forse non è necessariamente destinata al successo. Non tanto perché il sistema in sé non sia efficace (e adesso ne parliamo) quanto perché raramente si tratta di una scelta voluta. Di solito infatti l'autore in questione è qualcuno che vive talmente immerso e sperduto in un marasma di confusione mentale da non rendersi più nemmeno conto di quello che fa o che scrive.

Ma cerchiamo di chiarire di cosa sto parlando: un autore confuso è quello che fa discorsi senza capo né coda, che si lamenta di problemi di cui lui stesso è la causa e che in generale non dà mai l'impressione di parlare di qualcosa su cui ha riflettuto.

Tanto per dissolvere ogni probabile incertezza, invece di confuso e sperduto avrei potuto usare gli aggettivi stupido, idiota o un più che chiarificatore coglione. Solo che ho preferito fare un giro di parole incomprensibile per inventarmi una nuova categoria da dover successivamente spiegare a tutti voi. Un classico comportamento della tipologia di cui stiamo parlando, insomma.

Ma perché questa categoria di autori piace e ha successo? Semplice! Perché la gente adora leggere cose che paiono scritte da un povero deficiente. La sensazione di sentirsi migliore delle persone con cui ci confrontiamo è impagabile, e merita per questo l'acquisto di qualsiasi libro insulso o l'iscrizione al feed di ogni blog particolarmente idiota.

Siete con me allora? Volete percorrere questo sentiero verso un'imperitura fama? E allora...

Come essere uno scrittore talmente cogl-nfuso da diventare famoso.

Come dicevo, lamentatevi di cose che potreste facilmente risolvere: uff, vorrei scrivere un nuovo racconto ma i blog e internet mi fanno perdere troppo tempo. E allora per quale cappero di motivo devi fare un aggiornamento solo per dire questa boiata?!

Ancora: odio il mio lavoro/vita/corpo/qualcosa che mi accade e vorrei cambiarlo... ma non ho tempo.

E quel poco tempo che hai lo perdi a lamentarti, per di più focalizzando l'attenzione generale sul tuo problema. Mi pare estremamente sensato.

Leggete solo robaccia tipo: il ritorno dei draghi vampiro e andate al cinema a vedere solo strombolate tipo: super massacro mutilante 19 parte quinta.

Ma questo non è totalmente da coglio... ehm da sperduti. Lo è invece quando vi mettete in testa di scriverne una recensione negativa per dimostrare ai dieci lettori del forum dove andate a incollarla che l'intento dell'autore era solo commerciale. Ma va?! E chi se lo sarebbe mai potuto immaginare! Un po' come quello che si dà le mazzate sulle palle e poi si dichiara stupito per aver provato dolore (anche se è più divertente che leggersi il ritorno dei draghi vampiro, su questo non ci piove).

Discutete in modo accorato di argomenti di cui non sapete nulla: un po' come quegli sfigati che stanno sempre a parlar male degli editori anche se nessuno di loro gli ha mai rivolto la parola (non parlo di me: una volta a una fiera un editore mi ha detto: e tu che cazzo vuoi?!).

Impegnatevi a voler convincere tutti di una cosa di cui è dato per certo il contrario, e se qualcuno vi smentisce non ammettete mai la sconfitta. Una delle mie preferite è la seguente:

Scrittore sperduto: ho scritto un racconto che spiega come in realtà non siamo mai andati sulla Luna (nel senso che non ci sono andati gli astronauti, ovvio che noi no).

Contestatore: veramente quando sono andati sulla Luna hanno lasciato degli strumenti che sono tuttora in funzione e utilizzati dagli scenziati (ok, sono solo degli stupidi specchi, ma stanno lì). Sta scritto anche sul sito della NASA.

Scrittore: ma tu credi a tutto quello che leggi su Internet? Le foto che hanno fatto erano false (ma questa cosa dove l'avrà letta, invece? ^^).

Contestatore: ehm... adesso che ricordo, ho partecipato personalmente alla missione sulla Luna. E quelle foto le ho fatte io. (Ok, che sfiga! Ma poteva anche capitare, no?)

Scrittore: ecco, dici così perché le cose non le sai e sei ignorante. (Risposta classica da sperduto messo alle corde).

Pretendete cose complicate senza dare indicazioni su come ottenerle: bisogna arrestare la disoccupazione! Vogliamo energia pulita a basso costo! Fermiamo tutte le guerre! Basta con tutta questa Entropia, cambiamo i principi della termodinamica! (Battuta da ingegnere confuso, lo ammetto ^^).

Date consigli inutili o palesemente stupidi: bisognerebbe evitare di prendere l'influenza. Rileggete quello che avete scritto e correggete gli errori (e chi ci sarebbe mai arrivato da solo?) La democrazia funzionerebbe meglio se prima di votare si facesse un test d'intelligenza.

Cioè, io sono daccordissimo con un'idea del genere, e anzi la cosa sarebbe davvero auspicabile.

Ma tra gli aventi diritto di voto ci sarebbero ben pochi aspiranti scrittori ^^.

Simone

Mozart di Atlantide

Atlantide e' una citta' interamente costruita nello spazio. Al suo interno vivono milioni di persone... la presentazione che avevo scritto tempo fa iniziava così, e il resto ve lo risparmio.

Vi dico invece che questo romanzo non è disponibile online o in altri formati perché sta attualmente partecipando al premio Urania, e ovviamente gli organizzatori potrebbero non essere contenti di premiare un libro che si trova già da tutte le parti (anche se dal mio punto di vista poteva essere una buona scusa ^^).

In ogni caso, visto che questo post rimarrà come futura e perenne presentazione del romanzo, è il caso che risponda preventivamente ad alcune delle domande che mi aspetto di ricevere in merito a questo libro. Insomma sì, visto che di solito mi pubblico da solo ho deciso anche di auto-intervistarmi. Per l'auto-recensione dovrete aspettare ancora qualche giorno, anche se vi preannuncio che sarà positiva... ^^

Ho iniziato a leggere il tuo romanzo (Mozart di Atlantide, ovviamente), ma non fa ridere. A dirla tutta, non è nemmeno buffo... nemmeno un po'.

Sì, è vero. Il fatto è che no, questo romanzo non è scritto con lo stile del blog come invece qualcuno potrebbe aspettarsi. È un libro serio (non che il blog non sia serio, ma è un serio diverso), senza ironia e con la pretesa di avere dei contenuti filosofici. Tra l'altro il romanzo è stato scritto PRIMA che aprissi questo blog e anche prima che iniziassi il libro dei gatti... insomma è scritto in maniera diversa, fatevene una ragione.

Ok, allora che libro è?

È un romanzo di fantascienza sullo stile di 1984, 2001 odissea nello spazio, un po' di Dick, un po' di Asimov e anche un po' di Lynch. Insomma è un MATTONE, e se vi aspettate gli articoletti brevi del blog rimarrete delusi e anche un po' annoiati.

Hmmm... e di cosa parla?

Eh... diciamo che è una storia che si può seguire su due livelli: c'è la trama vera e propria (un thriller fantascientifico) e c'è una riflessione sulla società moderna che magari potrò discutere in seguito con chi sarà interessato a saperne di più. Comunque il protagonista è questo tizio che si chiama Mozart che vive in una città spaziale che si chiama Atlantide (niente a che vedere con Mozart Mozart e Atlantide Atlantide, insomma. O forse sì, chi lo sa? ^^).

L'idea principale comunque è che durante il primo capitolo Mozart viene assassinato da qualcuno, e quando torna in vita scopre che questo qualcuno lo ha derubato di parte dei suoi ricordi. Sì, perché su Atlantide la gente pur non essendo propriamente immortale (nel senso che può morire) può però essere riportata in vita tramite un processo spiegato nel libro. Tanto per dare un'idea, i singoli esseri umani possono essere memorizzati, riprodotti e anche trasmessi nello spazio sotto forma di codice binario, che un po' è anche quello che succede coi libri stampati in print on demand (visto che qui si parla spesso di queste cose)... bello, no? Ok, dipende ^^.

Come chiunque potrebbe aspettarsi, nel seguito della trama Mozart scoprirà di essere invischiato in qualche oscuro complotto volto a... e vabbe', non vi dico altro che così forse ancora vi viene voglia di leggervelo. Spero.

Sì, ma come scrivi il blog mi piace, mentre 'sto libro insomma mica tanto. E poi a me la fantascienza...

Certo, anche secondo me non è un libro che può piacere a tutti. Chi non trova interessante questo Mozart magari preferirà il libro dei gatti (in attesa di risposta dagli editori), o quello che sto scrivendo adesso (Primo Mazzini), o la sindrome di Reinegarth. E poi c'è sempre il libro del blog, che tanto ho capito che vi piace solo quello ^^.

Ma perché non te l'ha pubblicato nessuno? Si vede che è brutto, no?

Be' che risposta vi aspettate? Secondo me comunque no, non è un brutto libro, anzi! Il fatto è che magari è un po' complicato, mentre oggi si leggono più volentieri cose più leggere. Poi è di fantascienza... quanti romanzi di fantascienza di scrittori sconosciuti trovate in libreria? Sì, qualcuno ne trovate. Qualcuno... a dirla tutta, sarò un po' brutale ma se volete fare gli scrittori vi sconsiglio vivamente di scrivere fantascienza perché le occasioni per pubblicare si contano davvero sulle dita di una mano.

Ammetto comunque che, specie nella prima parte, si potrebbero rivedere i dialoghi e tagliuzzare qualche scena un po' noiosa (ma che volete, è un libro culturale ^^). Come se non bastasse, in questo romanzo non c'è nemmeno una scena di sesso... chi volete che me lo pubblichi (e detto questo chi volete che se lo compri? ^^)

Comunque sono sicuro che se il libro dei gatti venderà bene mi pubblicheranno subito pure questo e poi mi daranno dello scrittore visionario... sempre in attesa che Primo Mazzini mi renda più famoso della Rowling.

Ma io lo voglio leggere adesso, non dopo che avrai vinto l'Urania.

E dai che a Ottobre o quand'è che esce il romanzo vincitore lo troverete in libreria (della serie: le cose dette che portano fortuna quando si partecipa a un concorso ^^). Comunque se proprio non potete farne a meno e non dormite la notte invocando il nome del mio romanzo (difficile, visto che vogliono tutti solo il libro del blog) scrivetemi una mail che magari un sistema per farvelo leggere lo troviamo!

Simone

Link correlati:

Recensioni online: (se ne trovate altre segnalatemele!)

Stefano Donno, su Musicaos

Dactylium, su P2P Forum Italia

Qui il post dell'amico Gelostellato.

Scheletri.com (ok, è sempre Gelostellato che scrive ^^).

Piccola storia di provincia, un romanzo di Michela Mamprin

Continua la carrellata degli amici del blog che imparano tutti i segreti della scrittura da me e che poi pubblicano i loro romanzi con cui diventano famosissimi e lettissimi in tutto il globo terracqueo (sperando che si scriva così).

Questa è la volta di Michela Mamprin e del suo primo romanzo: Piccola storia di provincia, pubblicato da una piccola casa editrice (la 0111 edizioni) e distribuito anche attraverso l'associazione Il Giralibro. Vi lascio alle parole con cui l'autrice presenta il proprio lavoro:

Piccola storia di Provincia, di Michela Mamprin

Piccola storia di provincia racconta di alcuni giovani la cui vita improvvisamente cambia a seguito di un tragico incidente stradale. Giorgia entrerà in coma e la sua migliore amica Chiara sente di dover dare tutto per lei. Durante la narrazione si intrecciano le storie di alcuni personaggi che il caso ha voluto avvicinare e scontrare.

Se volete acquistare questo libro e sostenere questa mia nuova avventura potete contattarmi personalmente oppure ordinarlo tramite l'associazione IlGiralibro

A partire dal mese di marzo sarà disponibile anche su IBS.
Prossimamente (e lo spero vivamente) nelle migliori librerie...


Link correlati:

Il blog di Michela Mamprin

Il romanzo su Il Giralibro

VI SEGNALO INOLTRE:

Questa ricerca sul blog di Giuliana.

Fate prima a leggere il suo blog che io a spiegarvela ^^.

Forse non siete negati a scrivere, ma la realtà è ancora peggiore.

Insomma, eravamo arrivati a quando vi dicevo che forse non siete capaci a scrivere (per non dire che fate schifo) perché per una sorta di maledizione che vi perseguita fin dal vostro concepimento (ipotizzando che sia una questione genetica) siete semplicemente negati nell'arte della scrittura.

In sostanza tutto quello che scrivete non vale una cep-ntesimo, e per quanto proviate e riproviate e ri-riproviate fino allo sfinimento resterete sempre, assolutamente e inderogabilmente scarsi.

Ma questa, amici miei (be', almeno due amici mi leggeranno, no?) è una stronzata.

Anzi, peggio. È un patetico tentativo di giustificare il nostro fallimento senza ammetere che questo dipenda - almeno in parte - da noi stessi. Non sono portato, non sono capace, sono negato... insomma non è colpa mia, ma che ci potevo fare?

Ma che sfigati quelli che dicono così! La pura e semplice verità è che l'espressione creativa è una parte dell'essere umano, e non appartiente a qualche singolo individuo eletto ma all'umanità intera. Non c'è il copyright sulla fantasia, e non bisogna essere speciali per avere delle idee e riuscire a trasmetterle agli altri. Ci sono strumenti di espressione creativa più semplici da utilizzare, e altri più complicati, ma tutti possono essere appresi da chi ha la passione e la costanza per farlo.

Magari qualcuno vi dirà che tizio, caio o quell'altro tizio ancora sono dei grandi artisti, delle persone speciali, e questa cosa non è da tutti. Be', forse è così, nel senso che non necessariamente si può realizzare qualcosa di nuovo, di importante o di degno di essere ricordato nei secoli. Però che c'entra? Ci sono migliaia di artisti di secondo piano che comunque hanno realizzato buoni lavori, e nessuno potrà mai dire che erano degli incapaci o che non abbiano svolto bene il loro lavoro.

Eppure quello che vedo negli aspiranti scrittori è un'enorme reticenza, una grande paura di mettersi alla prova, spesso nascosta appunto dietro il paravento del tu sei portato e io no. Domani scriverò un romanzo, domani metterò insieme i miei racconti per mandarli a un editore. Domani farò questo, farò quello e farò anche quest'altro. Però domani, eh, che adesso non sono pronto.

Ma pronto de che?! Che aspetti che ti diano la patente dello scrittore? Cioè, io quasi m'incappero davvero stavolta (eh, quanto mi piace fare lo scrittore incapperoso ^^). Io sto scrivendo il mio settimo libro (ok, ammetto che messo così sembra una cosa troppo più figa di come è in realtà ^^) ma troppa gente non mi dice: ah come scrivi bene/male o: ah che belle/brutte idee che hai. No. Mi dicono: ah, ma come fai a scrivere così tanto?

Come come faccio? Mi metto al PC e scrivo, e anzi se devo proprio dirla tutta potrei scrivere almeno il triplo di quello che faccio adesso, perché ci sono giornate intere che non butto giù una riga che sia una perché semplicemente sono pigro o ho altro da fare.

Nessuno nasce bravo o nasce imparato, e ok c'è una componente aleatoria (o così complessa da apparire tale) per cui qualcuno otterrà necessariamente migliori risultati di altri. Però non esiste che una persona s'impegni in qualsiasi cosa per rimanere ferma al punto di partenza, levatevi dalla testa questo fanta-nichilismo moderno che chissà come vi siete messi in mente (come dite, ve l'ho messo in testa io coi miei post? ^^)

In fin dei conti, se dopo anni che vorreste scrivere romanzi ancora non vi viene fuori nulla di almeno decente ci deve essere un motivo reale, non 'sta cavolata che poverini siete negati e tanto valeva non provarci nemmeno.

E adesso me l'invento al volo, così la prossima volta ve lo posto.

Simone

L'aspirante scrittore che è semplicemente negato a scrivere.

Si può essere negati in qualcosa? Si può provare e riprovare, finendo però fallire sempre e comunque? Ci si può sforzare e impegnare fino allo stremo senza mai arrivare a un cavolo di niente? Questo ve lo svelerò più avanti (sì, perché so tutto io^^), ma nel frattempo voglio rendervi partecipe di una mia riflessione.

Mi è capitato di leggere il testo di un certo scrittore emergente che nessuno di noi conosce e che soprattutto non conosce me (così chiunque sia mai passato di qui o io passato di lì tirerà un sospiro di sollievo ^^) e di ritrovarmi sinceramente stupito del fatto che qualcuno fosse davvero capace di scrivere così di m...ale.

Parlo di contenuti inesistenti (roba introspettiva a livello prepuberale) situazioni e personaggi banali (la studentessa innamorata o il guerriero coraggioso) e il tutto condito da uno stile letterario tremendo. Roba da prima stesura del mio Mozart di Atlantide, insomma! Se non fosse sufficientemente chiaro di cosa sto parlando, vi incollo qui due righe due del testo in questione, tanto per dare un'idea:

Il gattino piccolo tenero povero tutto solo poverino lo avevano abbandonato sotto alla pioggia, xké la mamma se l'era perso. E poi pioveva e allora lui aveva freddo e meno male ke lo ha adottato qualcuno sennò poi moriva. Poi per fortuna alla fine il gatto scienziato trova l'antitodo al virus e lo ignietta ai mostri e salva tutti, fine.

Tremendo, vero? E pensate che è stato scritto da uno che - a detta sua - si sente ingiustamente trascurato dagli editori (non certo quelli a pagamento) e non accetta una critica ben motivata nemmeno se a fargliela è gente con molta più esperienza di lui o addirittura dei valenti editori.

Il problema è che non sto parlando unicamente dell'autore in questione (che poverino è un po' un caso a parte). Se vi fate un giro per la rete incapperete facilmente in un gran bel mucchio di persone che, anche dopo anni e anni di gavetta da emergenti, non riescono ancora a tirare fuori qualcosa di almeno leggibile.

Il fenomeno del pattume letterario a ripetizione (ho deciso di battezzarlo a questo modo) è così diffuso che inizio a chiedermi se davvero non sia possibile che tante persone siano semplicemente negate per la scrittura.

Leggete, scrivete, studiate, rileggete, correggete e scrivete ancora, eppure niente. I vostri libri fanno inesorabilmente schifo, nessuno vuole leggerli (figurarsi pubblicarveli!) e anche voi tutto sommato quando li rileggete vi sentite oppressi da un certo senso di nausea che giustificate col fatto che nessuno è buon giudice di se stesso rigirandovi poi dall'altra parte del letto prima di addormentarvi (e qui la situazione è un po' ambigua, lasciate che ve lo dica).

E poi su, guardiamoci in faccia: a parte le solite tre o quattro mosche bianche e tutti quelli che mi conoscono e che leggono il mio blog, non ci sono scrittori emergenti che si salvano. Non dico essere bravi, geni incompresi, grandi scrittori o altro, semplicemente essere in grado di produrre un libro che da pagina 1 a pagina un po' più di 1 rimanga semplicemente tollerabile.

Il messaggio che sto cercando di trasmettervi è che, se davvero sono anni e anni e giorni che scrivete e ancora fate essenzialmente schifo, la triste verità è che siete semplicemente negati per la scrittura. Vi conviene buttare tutto alle ortiche e darvi a un'attività nuova e più gratificante... e che possibilmente non richieda un vostro coinvolgimento di tipo creativo.

Capito? Dateci un taglio, brutti pipponi incapaci! Così poi ci saranno anche meno aspiranti scrittori, e gli editori saranno così disperatamente alla ricerca di qualcosa da pubblicare che potrebbero addirittura arrivare a prendere in considerazione uno dei miei testi )la speranza è sempre l'ultima a morire, no?)

Ok, mi sembra di essermi spiegato bene. Oppure... eppure forse la verità è un'altra. Eppure, od oppure? Non lo so di preciso. Comunque insomma forse c'è dell'altro, e per scoprirlo basta che voltiate pagina (se avete comprato il secondo libro del blog, e no non esiste manco il primo è inutile che vi girate 200 librerie a cercarlo) o che aspettiate diligentemente uno dei prossimi post.

Tra una settimanella o giù di lì.

Simone

P.S.

Ovviamente il testo citato faceva parte di una burla, poiché è il bellissimo estratto di uno dei miei romanzi. Non indovinerete mai quale ^^.

Le idee stupide che copiano tutti: il gruppo di persone che si fanno uccidere uno alla volta fino alla fine della storia dove invece muore il cattivo.

Torniamo a parlare di storie classiche, e lo facciamo con un'idea che fin dalla nascita della narrativa moderna ci viene riproposta in salse più o meno identiche almeno una volta al giorno (eh sì, di film e libri ne sfornano proprio tanti).

Ma senza troppi preamboli vediamo di scoprire insieme a cosa mi sto riferendo:

Di cosa si tratta: un gruppo di persone si trova in un determinato posto, fatto questo assolutamente ininfluente ai fini della storia: si parte da una stazione della metropolitana, si passa per case e ville più o meno infestate da mostri abominevoli, si incrociano intere città o villaggi e si arriva fino alle astronavi e ai pianeti sconosciuti.

Il succo della trama però è un altro: nel posto dove sono capitati i protagonisti c'è un vampiro/mostro/assassino/serial killer/cannibali/animali mutanti/zombie/fantasma o qualsiasi altra enorme stronzata vi venga in mente che nel giro di poche pagine o di una ventina di minuti inizierà a farli secchi uno dopo l'altro.

Questo massacro andrà avanti fino a quando non sarà rimasto un singolo personaggio (affiancato da un certo numero di animali e bambini, che muoiono di rado) il quale troverà il trucco per uccidere il cattivo e porre così fine alla storia.

Perché è un'idea stupida: allora. Non è tanto stupida l'idea in sé (che qualcuno trovi svago nel compiere massacri in fin dei conti è lecito) ma la sua realizzazione. Meglio ancora, le sotto-idee che i poveri scrittori sfigati devono inventarsi per aggiungere qualcosa a una trama altrimenti identica a troppe migliaia di altre storie del genere per poter giustificare la produzione di un nuovo libro o film (a meno che non si tratti di un remake, nel qual caso la clonazione è lecita).

Vediamone isnomma una bella rassegna di belle idee che appaiono in queste storie:

Le donne si lasciano uccidere senza reagire e gridando come delle invasate: secondo me è più facile che ti arrivi un calcio nelle palle, specie con le ragazze raffinate che girano oggigiorno.

Gli uomini si lasciano uccidere senza reagire e SENZA gridare: effettivamente urlare mentre qualcuno ti trafigge a pugnalate è una cosa un po' gay, per cui è meglio evitare.

Se qualcuno vuole uccidervi, è meglio restare da soli: e certo! In fondo poverino il serial killer non ha che una mannaia piccola piccola, se ci mettiamo tutti contro uno allora non sarebbe onesto.

I serial killer vincono sempre in uno scontro corpo a corpo: effettivamente, dopo che hai ucciso tre o quattrocento persone (due giorni di lavoro secondo la tempistica dei film) ormai sei allenato. E chi ti ferma più!

Un mostro troppo cattivo finge sempre di essere morto dopo che è stato coinvolto in un'esplosione: e non perdete tempo a ucciderlo con i mezzi convenzionali (investendolo con un camion, lame, pallottole) tanto non serve a niente.

Freddy Krueger, Jason, i cosi di Alien, King Kong, La Cosa, La Mummia, gli editori cattivi, gli squali, i parassiti cannibali e le vampire assatanate non muoiono mai. Fatevene una ragione.

I cattivi sono immuni alle leggi della fisica: le porte chiuse non servono, vedono al buio, schivano i proiettili, entrano dal soffitto, hanno sempre un coltello nascosto da qualche parte anche se sono nudi e se progettate una trappola per fermarli di sicuro ci finirete voi per poi rimanere lì inermi mentre decidono su come farvi a pezzi.

Approfondimenti: la cosa più bella (nell'ottica della stupidità, ovviamente) di queste storie è sempre il finale.

Dopo aver ucciso milioni di esseri inermi, il protagonista malvagio della situazione incapperà in qualche stratagemma ridicolo messo su dall'unico personaggio sopravvissuto (senza contare bambini e categorie protette) facendo una brutta fine... a meno che non si debba realizzare un altro seguito, questo è ovvio. Ma vediamone alcune:

Il cattivo fa qualcosa di stupido ed esplode: tipo lo squalo che nuota a bocca aperta con la bombola del gas dentro lo stomaco o l'alieno che passa dal caldo al freddo senza la necessaria acclimatazione (per tutti gli altri film zompava dentro e fuori il gelo siderale ma vabbe', invecchiano anche i mostri malvagi ^^).

Il cattivo trova uno che finalmente gli mena: questo avrebbe senso, solo che la cosa è sempre estremizzata. Di solito succede che dopo che l'ultimo dei suoi amici è stato massacrato il protagonista s'incazza e annienta milioni di alieni/zombi o quello che è a mani nude. Ma non poteva incazzarsi prima?

Il protagonista scopre una cosa stupida che ribalta le sorti della battaglia: guarda, se mi fermo a mezzo centimetro dalle sue zanne avvelenate non mi vede bene e non sa più cosa fare (un passo indietro no, eh?). Ancora: ah ah! L'amore li mette in fuga (?!), pomiciamogli addosso!

Esce fuori uno scenziato che risolve il problema a bucio di culo: oddio stiamo per morire, è la fine, non c'è più nulla da fare, siamo persi, siamo spacciati! Ah, guarda, ho appena trovato il vaccino. Meno male. Fine.

Lo scrittore s'inventa una cosa senza senso, sperando che qualche idiota la trovi una bella idea: il mostro in realtà era un licantropo e vanno bene le pallottole d'argento. Il serial killer si presenta a casa del protagonista e si lascia ammazzare. L'alieno non uccide la protagonista perché è una di loro (peccato che la protagonista non ricambi il favore massacrando tutti gli alieni). Un oggetto che nessuno riusciva a far funzionare improvvisamente funziona e annienta la maledizione o qualche boiata simile.

Succede qualcosa di assolutamente impossibile: dopo due anni di invasione gli alieni si prendono il cimurro e crepano in 10 minuti. Arriva un mostro nuovo che mangia quello vecchio. Il serial killer in realtà erano due e si prendono a coltellate perché è i loro hobby. Il povero autore emergente sopravvive e gli pubblicano il romanzo e poi diventa ricco e famoso.

Ma appunto vabbe', come dicevo prima: assolutamente impossibile.

Simone

Allarme virus!

Alcuni visitatori mi hanno segnalato che il loro antivirus segnala un trojan o un dialer su questo blog.

Credo che sia solo un contatore che non piace a qualche antivirus (il NOD32 fa qualcosa del genere, che io sappia) ma ovviamente vorrei risolvere la cosa e mi serve il vostro aiuto visto che io non ho trovato nulla.

In particolare vorrei sapere:

Che tipo di virus è segnalato.
Il NOME del virus (così lo cerco su google e vedo come si toglie).
Che antivirus usate.

Ripeto secondo me è solo il contatore della Criteo che non piace al Nod32, visto che non ho installato nient'altro di strano sul blog e non vedo che altro potrebbe dare problemi. Però se mi aiutate a capire il problema poi stiamo tutti più tranquilli.

GRAZIE A TUTTI!

Simone

Effetto Placebo, il romanzo autoprodotto di Stefania Vairelli


Stefania Vairelli è laureata in lettere moderne all’Università di Pavia, con specializzazione in arte contemporanea. E’ studiosa di design e arti visive. Vive e lavora a Pavia. E’ coautrice insieme a Donato Nappo del libro sulla storia del design dei veicoli su ruote: “VEICOLI A MOTORE, storia e design dal 1886 ai giorni nostri”. Editore: Gribaudo.

Quella che segue è la presentazione del suo ultimo romanzo, Effetto Placebo. La particolarità di questo libro è che si tratta di un testo autoprodotto, e per questo merita un posto d'onore nel mio blog e la nomina di scrittore emergente ad honorem.

Per una copia del libro, contattate direttamente l'autrice all'indirizzo: vairelli@email.it

Effetto Placebo - Di Stefania Vairelli
Romanzo autoprodotto


Questa è la mia storia.
Inizia più o meno così.. me ne sto sull’amaca a riflettere per i cavoli miei, e ad un tratto capisco
che non mi piace più quello che sto facendo, la piega che ha preso la mia vita, intendo dire, e a dir la
verità non so neppure io se sia mai stata mia, questa vita che sto vivendo.
Forse l’ho semplicemente presa in prestito e mi son dimenticato di restituirla..
Per farla breve.. mi chiamo Matteo e ho appena passato la trentina. Faccio l’architetto e abito in una
cascina insieme ai miei 3 migliori amici: Niccolò, Marco e l’Edo. La storia della nostra amicizia ha
radici lontane, sin dai tempi dell’università . Una volta laureati, abbiamo creato il nostro studio di
architettura e l’abbiamo chiamato “N” perchè è l’iniziale della parola Nulla ed era da qui che
cominciavamo...
Ora son qui che rifletto e più rifletto più ‘sta vita non mi piace.
Non c’è niente di così terrificante in essa, né mi posso certo lamentare dell’agiatezza in cui ce la
spassiamo, feste donne e viaggi..ma questo non può essere tutto.. insomma..mi manca qualcosa, e
questo nichilismo mi sta annientando.
Così mi son messo a riflettere e non so proprio dove questa storia mi porterà, perché la sto
scoprendo oggi e la sto iniziando ora, con voi.
Per esempio adesso potrebbe accadere che mi alzi dall’amaca su cui sto ormai da ore a pensare, e
mi sento il culo quadrato. Oppure potrei starmene qui ancora, finché arriverà Niccolò a darmi del
coglione o a sparare stronzate.
Comunque sia qualcosa accadrà.
Accadrà per esempio che incontri la donna della mia vita e che inizi a rincorrerla per tutta la mia
...di vita..
Accadrà che un progetto di lavoro mi getti in una nuova dimensione spirituale e che mi butti a
capofitto nella costruzione di un museo sensoriale per un video artista americano, che ha una figlia
sordomuta e una casa in Grecia.
Accadrà che Marco e l’Edo si cacceranno in un pasticcio di droghe.
Accadranno un sacco di altre cose, e ci sarà un intreccio di molti personaggi. A volte comparse di un
teatro vivente, a volte anime benedette o dannate pronte a entrare nella mia pelle e a farla vibrare.
Tutto questo accadrà.. Ma ora lasciatemi qui, solo, a riflettere su questa amaca.


Link correlati:

La presentazione del libro su Myspace

Lo scrittore che scrive! (Sarebbe il solito aggiornamento della situazione).

Se bastasse adoperare il verbo suddetto per definirsi scrittore credo che a questo punto dovrei definirmi attempato, piuttosto che emergente.

Spiego meglio la frase un po' criptica di qui sopra dicendo chiaramente che sì ho iniziato il nuovo romanzo e sì mi pare che stia anche andando benino... a parte che è tutto da rivedere e che forse sono bloccato e che forse è brutto e non lo finirò mai (ma questo è tipico della stesura di qualunque libro ^^).

Se ricordate il titolo provvisorio era (ed è sempre) Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo. Ho deciso di non suddividere la storia in una serie di libri, ma di utilizzare tutte le idee che ho avuto fino a questo momento in un romanzo solo. Poi eventualmente se mai avrà successo e vorrò scriverne un seguito si vedrà... ma per l'appunto poi eventualmente e se mai.

Nelle due o tre settimane in cui ci ho lavorato ho scritto una cinquantina di cartelle (per usare un termine caro all'editoria). Al momento compaiono quattro dei personaggi protagonisti della storia: il genio casinista (sarebbe Mazzini), l'ingegnere trasandato, il dottore alcolista e la commercialista esaurita. Mancano ancora il fisico antipatico che arriva nel capitolo che sto per scrivere e forse (visto che non era in programma all'inizio ma l'idea m'è venuta dopo) il frate coatto.

Non so se sia questo capolavoro, ma rileggendo quello che ho scritto o semplicemente pensando alle scene che dovevo scrivere mi è capitato più di una volta di scoppiare a ridere da solo come uno scemo. E ok, mi sa che questo sarebbe stato meglio non dirvelo ^^.

Il personaggio del frate mi piace così tanto essendo allo stesso tempo talmente fuori luogo che potrebbe far parte di un altro romanzo mix tra io sono leggenda e il nome della rosa la cui preparazione però richiederebbe un sacco di lavoro di documentazione... ma di questo ovviamente ne parliamo dopo.

Il secondo libro del blog prosegue rapidamente insieme ai post che leggete, e una volta che sarà finito continuo a pensare che chiuderò anche questo sito. Vorrei aprire un altro blog su cui parlare di altri temi (la scrittura è veramente una rottura di coglioni, fatemelo dire!) ma trovare qualcosa che mi consenta di insultare tutti liberamente come faccio adesso non è facile. L'idea è sempre quella di raccogliere i post per farne dei libri/trattati più o meno umoristici su determinati argomenti, e chissà che non ne venga fuori qualcosa di buono.

Dal punto di vista editoriale ho ricevuto un rifiuto generico via mail da un editore a cui ho mandato il libro del blog. Il rifiuto dice che loro ri-pubblicano solo libri di altri editori che hanno già venduto bene e per cui a me manco mi cagano... magari potevano dirmelo anche quando ho telefonato, ma evidentemente no.

Per il resto il solito mortorio. Inizio a essere pessimista (cioè, come se fossi stato ottimista prima!), e forse dovrei iniziare a inviare il libro dei gatti a qualche altro editore. Di puntare su quelli troppo piccoli non mi va perché ormai ho più visibilità sul blog e di pubblicare tanto per prendere il patentino di scrittore non m'interessa. Magari farò una nuova selezione di editori medi che pubblicano narrativa come la mia, sperando di essermene perso qualcuno per strada la prima volta (personalmente adoro ripiegare sulle seconde scelte, voi no? ^^).

Insomma per sintetizzare: sto scrivendo un sacco di cose che poi gli editori nemmeno vogliono leggere e scartano a priori. Niente di nuovo sotto il sole, in fin dei conti ^^.

Simone

La Catena

Un nuovo giorno. Un'altra mattina. Come tutte le altre. Fa freddo, come al solito. E ho sonno. Come al solito. Andare a seguire. Anche oggi. Con questo sonno. Con questo freddo...

Così inizia La Catena, un racconto decisamente più cupo rispetto al resto dei miei lavori. Così come gli altri miei ebook, anche questo lo potete scaricare gratuitamente da qui o attraverso i canali Peer to Peer (sarebbero Emule e quella roba lì, e se non sapete di cosa sto parlando non fa niente).

Al racconto è associata un'iniziativa che spero troverete interessante: all'interno delle pagine ho inserito i banner di alcune associazioni di beneficenza che adottano delle campagne dette pay per clik.
In sostanza, semplicemente cliccando su questi banner potrete far sì che uno sponsor elargisca un (seppur minimo) contributo alle associazioni in questione.

In questo modo, anche se il racconto vi farà pena leggerlo sarà comunque servito a qualcosa, anche se ovviamente l'idea non è quella di arrivare a realizzare chissà che. Maggiori dettagli li trovate all'interno dell'ebook, così adesso avete anche un altro motivo per decidervi a scaricarlo ^^.

Versione ottimizzata per la lettura su schermo:

La Catena.pdf (600 Kb)

Versione ottimizzata per i lettori portatili:

La Catena.pdf (308 Kb)

La Catena.rtf (118 Kb)