Le idee stupide che copiano tutti: la pistola che se ti sparano muori all'istante senza nemmeno soffrire.

Lo so, lo so. I post come questo sono carini se ne scrivo uno ogni tanto, mentre qui iniziamo già a diventare ripetitivi. Il fatto è che questo è solo il quarto articolo della serie... e considerando poi che per il secondo libro del blog me ne serviranno almeno una dozzina (senza preoccuparmi che siano degni o meno di finire in un libro) direi che troppo ho ancora da lavorare.

E va bene, terminata questa piacevole introduzione ecco a voi...

LE IDEE STUPIDE CHE COPIANO TUTTI:
La pistola che se ti sparano muori all'istante senza nemmeno soffrire

Di cosa si tratta: questo è tipico degli action movie. Quelli un po' violenti, anche pulp magari, dove effettivamente quando sparano addosso a qualcuno (magari che non sia il protagonista) possono anche colpirlo per davvero.

Solitamente nella sparatoria sono coinvolti due o più personaggi (difficile fare una buona sparatoria con un personaggio solo) buoni o cattivi che siano. La forma più classica di questa idea stupida è la seguente: i due antagonisti sono al riparo di una parete o dietro a delle cassette di legno (che stranamente fermano i proiettili), e a turno si sporgono quel tanto che basta per non prendere la mira (altrimenti la scena sarebbe troppo corta) e sparare.

In linea di massima succede questo: i tizi in questione si sparano a turno come se fosse una specie di torneo di ping pong, tornando a ripararsi un istante prima che la pallottola dell'avversario affondi dove si trovava la loro testa. Passato quel tanto che basta all'autore per illudersi di aver generato tensione il buono capisce finalmente che la sua arma può essere direzionata a piacere (prima sparava a caso) e colpisce il cattivo.

Fanfara drammaticissima (specie se è un western): il personaggio malvagio salta fuori dal nascondiglio (ormai l'hanno beccato: non gli spareranno mica una seconda volta, no?) fa una smorfia di dolore tipo colica intestinale e piomba a terra stecchito. Qualunque personaggio presente alla scena si accosterà al corpo del malcapitato in questione, e dopo avergli infilato un dito dalle parti del collo (anche l'ascella va bene) pronuncerà la scontata sentenza: è morto. Unica differenza è il dottor Scotty di Star Trek che dice sempre: è morto, Jim... ma tanto era una comparsa.

Perché è un'idea stupida: avete mai visto l'intervista a quello che si è sparato in testa ma non è morto (evidentemente non aveva il cervello) o altre storie di persone sopravvissute a ferite gravissime? Se la gente morisse appena colpita da una pallottola non avrebbero inventato la chirurgia di urgenza, le sacche di sangue e soprattutto le pistole più grandi.

La cosa ancora più stupida è l'idea nata col cinema che se ti sparano devi smettere di fare quello che stai facendo e buttarti subito a terra, perché sei morto. In realtà è più facile che la persona a cui avete sparato vi spari a sua volta (anche perché l'avete fatto incazzare), che voi ri-spariate a lui subito dopo, e così via finché uno non ci coglie veramente bene o fino a quando avete perso abbastanza sangue che allora sì, è quasi ora di morire un po' dissanguati.

Approfondimenti: complementari a questa idea stupida (probabilmente grazie alla sagace inventiva del medesimo autore) sono le sparatorie in cui nessuno viene colpito o in cui al limite una smitragliata di settecento proiettili colpisce solo la macchina che salta e rotea per aria per poi andarsi a schiantare su un gruppo di auto parcheggiate (dove per fortuna non c'era nessuno).

Discorso a parte sono gli elicotteri: se qualcuno gli spara contro, gli tira un sasso o anche semplicemente manda il pilota a quel paese, qualunque elicottero della storia del cinema e della letteratura precipiterà in una palla di fuoco e tutti gli occupanti moriranno all'istante.

Ma questa cosa credo che sia vera.

Simone

Un ebook che dura sei ore.

Eccomi qui a presentarvi il romanzo di un autore emergente che si presenta fin da subito con ben due note positive:

1) L'ha scritto un amico che bazzica spesso per il blog (e sì è una nota positiva).

2) È un ebook rilasciato sotto licenza Creative Commons che si può scaricare gratuitamente, e per questo non avete scuse per non dargli almeno un'occhiata.

Segue la presentazione del romanzo e ovviamente i link per l'ebook e per il sito dell'autore.

TWENTIFOUR 2 SIX
Di Alessandro Girola - Ebook autoprodotto


La storia di Twentyfour 2 Six si svolge, come potete immaginare, nelle sei ore dopo la mezzanotte di un fatidico giorno di metà agosto. È la data scelta da una organizzazione di estremisti islamici per dare un duro colpo all'occidente, prendendo come bersaglio l'Italia, uno dei paesi dell'alleanza che ha portato la guerra in Medioriente al fianco degli statunitensi.

Un black-out è la causa scatenante di tutto ciò che verrà in essere. Mezza Italia rimane al buio, e con la mancanza di elettricità si fermano anche treni, metropolitane, ospedali e buona parte delle comunicazioni. Approfittando di ciò, l'organizzazione dormiente si mette in opera e provoca uno scacco quasi mortale all'Italia centrale e settentrionale. Le città vengono stravolte. Decine di bombe esplodono nei punti nevralgici, mentre degli attacchi improvvisi colpiscono chi rimane isolato a causa del black out. Le forze dell'ordine vengono colte impreparate. Un vero disastro. Sei ore di terrore e di panico puro.

In questo contesto, entrano in gioco un gruppetto di personaggi eterogenei. Un ex agente dei Nocs in pensione, un programmatore di videogiochi, una ragazza abbandonata in discoteca dai suoi amici, un avvocato, un giovane islamico (moderato) venuto in Italia per trovare lavoro e costruirsi una vita migliore. Questo gruppo di persone si troverà costretto ad investigare e chiarire le origini di questo 'cataclisma' politico, anche se la prima priorità sarà la pura sopravvivenza.
Verranno coinvolti dalle forze dell'ordine, dai servizi segreti, da enti governativi per un semplice caso (o per via di un destino prefissato), in quanto finiscono in possesso di un documento fondamentale per riuscire a sgominare gli organizzatori del complotto.

Ma chi sono i veri burattinai dell'attentato? C'è un'altra verità, dietro a quella apparente?

Twentyfour 2 Six è un action thriller dal taglio cinematografico, che si svolge in una sola notte. È d'ispirazione “alteriana”, anche se il punto di riferimento più evidente potrebbe essere quello del serial TV “24”, quantomeno per le tematiche trattate. Qua e là ci sono degli omaggi a diversi film, noti e meno noti, tra cui sicuramente quello che più balza all'occhio è, almeno inizialmente, “Distretto 13, le brigate della morte”, di John Carpenter.

Link correlati:

Per scaricare l'ebook

Il Blog di Alessandro Girola

Altri racconti di Alessandro Girola

Il post per calmare gli animi e per fare contenti tutti.

Ok, ho deciso di redimermi per questo periodo oscuro del blog e di far pace con tutti (e tre) i miei fedeli lettori mettendo per iscritto - a mo' di castigo di Bart nella sigla de Simpson - tutte le cose che ho imparato in seguito a tante polemiche.

E se qualcuno vorrà dire la sua prometto che non verrà insultato ^^.

Lettere è una bella facoltà e gli studenti di lettere non studiano con il pisello in mano. Chissà dove lo tengono.

Se non ti pubblicano un libro si vede che è brutto, però se poi ci ripensano e lo pubblicano dopo allora invece era bello. Però se nel frattempo sei morto te la sei presa nel culo.

Tutti i libri pubblicati sono meglio di Mozart di Atlantide. Tutti i libri non pubblicati sono meglio di Mozart di Atlantide. Anche le parti tagliate dalla prima stesura di Mozart di Atlantide sono meglio di quelle rimaste.

I gatti non sono un'idea interessante, e poi proprio adesso che il film più visto è coi topi. Bravo coglione.

Criticare pesantemente qualcuno senza nemmeno firmarsi serve a porre l'accento sulla critica e non sulla persona.

Qualsiasi cosa diciate qualcuno si offenderà sempre, per cui tanto vale offenderlo di proposito.

Sesso e violenza richiedono impegno letterario, e la filosofia è noiosa.

Ogni commento negativo al blog ne porta almeno altri tre. E così diventano tredici (se ho fatto bene i conti).

Il successo per uno scrittore non è importante. Ma l'insuccesso lo è ancora meno.

Un aggettivo di troppo è segno di cattiva scrittura e il libro non può essere salvato. Due aggettivi di troppo meriterebbero una condanna a morte. Se dite tre aggettivi di fila davanti allo specchio succederà qualcosa di terribile (vedrete il riflesso di un coglione).

Alcuni testi occulti contengono solo aggettivi e chi li legge impazzisce.

L'ironia piace a tutti solo finché è limitata a voi stessi.

Tra 20 anni starò ancora qui a dire cazzate su questo blog, e il bello è che qualcuno ancora commenterà.

Si può scrivere su Internet anche senza conoscere nessuno. E anche senza che nessuno ci legga.

Ogni critica va accettata sinceramente, tranne quelle rivolte a noi.

Se ogni dieci libri che leggete parlate male di uno vuol dire che siete uno stronzo. Se invece parlate male di tutti siete un esperto.

Gli scrittori che usano Internet perché nessuno li pubblica sono degli sfigati. I critici che parlano male degli scrittori che usano Internet perché nessuno li pubblica invece no (almeno a dar retta a loro).

La cosa migliore di una critica è che qualcun altro leggerà il libro per vedere se è davvero così brutto.

La cosa peggiore è che di solito è davvero così brutto.

La cosa incredibile è che vi dirà che è così brutto ma per motivi diversi.

E se è vero che poca gente accetta le critiche, ancora meno gente accetta gli insulti.

E - cosa peggiore di tutti - il libro dei gatti è fantasy.

Simone

Ancora qui a fare lo scrittore emergente...

...e ad aggiornarvi sulla situazione.

Non ho ricevuto ancora risposta da nessuno degli editori a cui ho mandato il libro dei gatti, anche se quasi tutti mi hanno detto che rispondono sempre anche in caso negativo (appunto sempre). Sono già passati sei mesi da quando ho inviato i manoscritti, e direi che iniziano quasi a girarmi le palle se non fosse che in realtà mi giravano anche prima per cui non è cambiato molto.

Come sopra per il libro del blog, anche se qui sono passati solo un paio di mesi. Per le palle vedi sopra.

Mi sono arrivate un altro paio di recensioni positive che vi linko più sotto (una era già apparsa sul blog dell'autore) e anche una appena un po' negativa che non dovrei linkarvi ma lo faccio lo stesso (m'immagino quanto vi frega delle recensioni positive) anche se so che me ne pentirò.

Oltre a questo, è finalmente terminato il sondaggio e abbiamo i seguenti risultati:

Secondo me sei già affermatissimo! 10 (15%)
Credo proprio di sì! 10 (15%)
Forse, ma è difficile. 23 (35%)
Non penso proprio, mi dispiace. 5 (7%)
Mi auguro sinceramente di no! 16 (25%)


A parte che su 3000 accessi in un mese hanno votato 64 persone (ma vi pesa il culo pure di cliccare il sondaggio?) abbiamo un quasi pari netto tra ottimisti e teste di pessimisti. Insomma un'indecisione totale, che poi è un po' la situazione di tutti gli emergenti: diventerò mai uno scrittore famoso? E la risposta è: bo?!

Il 25% dei mi auguro sinceramente di no mi fa pensare che non devi mai fare un sondaggio mettendo un'opzione con l'idea che tanto non la sceglie nessuno. Ma forse è solo il solito anonimo che ogni tanto passa a mandarmi a cagare e che ha votato 16 volte tanto per esplicitare meglio i suoi sentimenti per me.

In ultimo, è già un bel po' che non metto più online qualcosa da leggere... io aspettavo che mi pubblicassero ma qui davvero ci muoriamo di vecchiaia. Che dite è ora di dare alle stampe on demand qualche altra inarrivabile opera letteraria? In questo caso non so come aiutarvi, ma se vi accontentate posso produrre il solito ebook del cavolo... per cui se è votate il sondaggio.

Ciao!

Simone

Link correlati:

La sindrome di Reinegarth su Studio 83

Mozart di Atlantide su Scheletri.com (sì, è sempre Gelostellato che scrive anche lì)

E me ne sono già pentito, ma tant'è.

Il corso di scrittura avanzato: perché non vanno messi 120 mila aggettivi per pagina (o perché vi dicono di non farlo).

Inauguriamo finalmente la sezione che dovrebbe fare da scheletro all'eventuale secondo libro del blog (che sarà famoso per essere il primo seguito di un libro mai pubblicato ^^): il corso di scrittura avanzato che vi fa diventare ancora più bravi (ma non necessariamente a scrivere).

E perché questo corso tanto avanzato dovresti farlo proprio tu? Mi chiederà di per certo qualcuno dei soliti simpaticoni. Be', prima di tutto perché se anche non ci crede nessuno io qualcosa su come si scrive temo di averla capita per davvero. In secondo luogo perché tanto anche sui manuali di scrittura degli scrittori bravi (sarebbero quelli che li pubblicano pure... ma non sono più tanto sicuro che esistano davvero) ci stanno scritte solo fregnacce, e poi soprattutto perché l'idea l'ho avuta io e se c'era qualcuno più adatto di me allora poteva pensarci prima.

E poi vabbe', inutile arrampicarsi sugli specchi: faccio un corso avanzato perché se no nel secondo libro che cazzo ci scrivo? E incominciamo con la prima puntata.

Il corso di scrittura avanzato: perché non vanno messi 120 mila aggettivi per pagina (o perché vi dicono di non farlo).

Ma questa è roba vecchia! Su tutti i libri di addomesticamento editoriale (tanto per non ripetere sempre corsi di scrittura) c'è scritto che meno aggettivi mettete e meglio è, e soprattutto guai a scrivere qualsiasi cosa che finisca in ente (credo si riferiscano agli avverbi e a un altro modo per formulare la frase lei non dice la verità) pena l'arsura nel microonde con tanto di funzione crispy attivata.

Ok, è vero. A partire da Stephen King fino al redattore più inutile della redazione più scarsa (che poi non necessariamente scrive peggio di King, anche se è probabile) vi diranno tutti la stessa cosa, imponendovi di eliminare gli aggettivi e zitti senza possibilità di appello. Il bello è che sto per dirvelo anch'io, solo che a differenza dei milioni di miliardi di altre voci simili alla mia sarò anche il primo che proverà a spiegarvi i vari perché. E se dopo non sarete ancora daccordo allora stupitemi pure con tutti gli aggettivi che vi pare, non batterò ciglio.

Un testo più corto è meglio di uno più lungo: qui sembra una cosa ridicola, ma non lo è. La gente si stanca nel leggere frasi lunghe e complesse, c'è poco da fare. Capisco che non è colpa vostra se l'essere umano è tanto fragile, però è la realtà dei fatti ed è una cosa con cui dovete fare i conti. Se eliminate gli aggettivi inutili e riuscite a dire la stessa cosa con meno parole vi ritroverete con un libro più gradevole.

Non tutti gli aggettivi servono a qualcosa: cosa pensereste se vi dicessi che il caldo calore della fiamma di fuoco fu spento dall'effetto bagnante dell'acqua che era umida? Immagino che vi direste che qui le cose sono due: o lo stavo facendo di proposito per dare alla frase un senso particolare (io in questo caso stavo ricercando lo schifo) oppure che è inutile arrampicarsi sugli specchi: suona male perché è zeppo di aggettivi di cui non c'era bisogno e per di più proposti in un cattivo italiano. Adesso lo ri-chiarisco: non vi aspettate che qualcuno legga quella frase pensando che è tutto a posto perché non lo è, e il problema sono gli aggettivi.

Voi dovreste essere quelli che scrivono bene: ok, il libro è il vostro e in fin dei conti se ne avete voglia potete metterci dentro tutti gli aggettivi che vi pare. Avete il mio permesso. Però l'idea alla base del vostro stesso essere scrittori è che il vostro italiano sia di alto livello... o per lo meno di livello medio. Almeno almeno sufficiente, dai. Quello che voglio dire è che se decidete di aggiungere una riga, una frase o anche una singola parola dovete farlo dimostrando di esserne all'altezza. Vi faccio un esempio che - ci crediate o no - corrisponde più o meno a quello che capita di leggere in giro per Internet:

Il valoroso guerriero si arrampicò sbuffando sul pendio scosceso mentre una pallida luna illuminava il cielo nero di quella fredda notte invernale.

Ok, avete letto le cronache della spada del prescelto dei signori del drago: il destino dell'anello o qualche altra dodecalogia da milioni di pagine, e alla luce di qualche vostro insensato gusto personale volevate scrivere qualcosa di simile. Liberissimi, o meglio: cazzi vostri. Se vi piace 'sta roba peggio per voi, e anzi è un genere che va anche di moda per cui finisce pure che diventate famosi. Il fatto è che nella frase che avete appena scritto ogni singolo aggettivo è il diretto complementare della parola a cui si riferisce:

Guerriero valoroso, notte buia, inverno freddo, luna pallida... la cosa evidente in tutto questo è che non vi siete minimamente sforzati nemmeno a pensare qualche aggettivo più originale e meno scontato, e soprattutto che non avevate alcuna idea sull'ambientazione ma avete scritto solo usando le frasi più scontate che vi venivano in mente. Insomma il testo fa cagare non perché ci sono dieci aggettivi per riga, ma perché sembrano gli unici dieci che conoscete.

Tanto per far finta che sia un corso serio andiamo a vedere come scrive davvero uno come Tolkien (sperando di non passare i guai per poche righe):

Il popolo hobbit è discreto e modesto, ma di antica origine, meno numeroso oggi che nel passato; amante della pace, della calma e della terra ben coltivata, il suo asilo preferito era una campagna scrupolosamente ordinata e curata. Ora come allora, essi non capiscono e non amano macchinari più complessi del soffietto del fabbro,
del mulino ad acqua o del telaio a mano, quantunque abilissimi nel maneggiare attrezzi di ogni tipo.


La miseria, ci sono più aggettivi nelle prime due righe che in due miei romanzi messi insieme... e ho pure scelto un passaggio dove ce ne sono pochi! Ammetterete però che nel testo di Tolkien non c'è nulla di banale e di scontato, ed è scritto così bene che a me quei nanetti del cavolo mi pare quasi di poterli vedere (stavo per scrivere prendere a calci... e in effetti se vedete l'ho fatto).

Forse state copiando il testo sbagliato: cioè, è vero che un libro bello può vendere tanto e un libro che vende tanto può anche essere bello, ma se siete convinti che descrizioni di un certo tipo siano belle perché si trovano all'interno di libri che vendono tanto rischiate di non capirci più niente. Un po' come dopo aver letto questo paragrafo.

Se non siete capaci, non ci provate: e adesso vi svelerò il reale motivo per il quale tutti i corsi base di scrittura impongono di ridurre al minimo avverbi e aggettivi. Perché tanto sono rivolti a gente che di scrittura sa ancora pochino (avrei detto non capisce una minchia ma poi qualcuno si offendeva) ma che dopo l'acquisto dei 40 fascicoli di tutti Hemingway o del video corso interattivo premio Nobel in 30 minuti pretenderà di sentirsi almeno migliorata.

Insomma, imponendo indiscriminatamente a tutti di scrivere nella maniera più semplice possibile la speranza è di formare cattivi scrittori che - per lo meno - scrivano roba che non dia l'effetto di passare le unghie su una lavagna. Il triste risultato di tutto questo è che i racconti degli aspiranti emergenti che hanno studiato (tre giorni) sembrano scritti tutti dalla stessa persona che evidentemente non ha completato le elementari, ed è pieno di rimbambiti che avendo letto l'incipit dell'autobiografia di qualche autore di best seller (io avere fatto molti molti soldi con mio libro molto molto bello e ora spiega te come avere fatto: non mette aggettivi e avverbi che suona molto molto brutto, e se questa idea non piacere metti pure tuo libro in tuo culo) passano il tempo a cancellare gli aggettivi di qualsiasi testo gli capiti sotto mano per poi dire all'autore che gliel'hanno migliorato.

Ok, lo ammetto, lo faccio sempre anch'io ^^.

Simone

Le storie che sarebbe bello che nessuno scrivesse mai più.

Per spiegare di cosa sto per parlarvi mi bastano due righe: vi è mai capitato di leggere un libro o di vedere un film e di trovarvi di fronte a una di quelle trame che vi fanno pensare: oh no, ancora questa storia! Immagino di sì, no?

E allora rieccovele tutte qui, in un'unica raccolta.

La ragazza cozza sfigatissima che però diventa bella e allora ha successo nella vita e si tromba chi gli pare (vale anche se è già bella ma fa la mignotta o se pronuncia male le vocali). C'è un altro film al cinema con questa identica trama proprio adesso, ed è secondo in classifica solo perché qualcuno ha fatto uscire il film di Natale un mese prima.

Il ragazzo brutto e sfigato che si scopre che è bello dentro e allora ha successo e tromba pure lui. L'unica cosa degna di nota in questo mare di noia è che queste storie ci fanno capire come nell'opinione comune la bellezza interiore femminile non serva a nulla. Cosa che in effetti è vera.

Storie in cui il povero s'innamora della principessa i cui genitori sono contrari al loro matrimonio: va bene in qualsiasi epoca e con qualsiasi separazione sociale, e che alla fine muoia lui, lei, nessuno o entrambi qualsiasi conclusione di questa storia abusata e noiosa è già stata esplorato infinite volte. E da autori più bravi di voi.

Storie in la ragazza povera s'innamora del principe i cui genitori faranno di tutto per far avvenire il matrimonio o almeno per fargliela trombare (le storie classiche sono un po' sessiste, dite?): anche qui qualsiasi epoca e classe fa lo stesso, solo che in questo caso se alla fine fate morire qualcuno a nessuno piacerà il finale.

Storie di guerra in cui un militare s'interroga se sia giusto o sbagliato combattere e poi eccetera eccetera e due palle così: una volta tanto ci aspetteremmo una conlcusione diversa o un punto di vista meno scontato... anche se una storia che dice che la guerra è giusta col protagonista che prende e ammazza tutti oggi come oggi non piacerebbe gran ché. E poi è roba vecchia anche questa.

Storie in cui il protagonista è traumatizzato da un evento drammatico che (guarda caso) dovrà affrontare nuovamente: tanto se supera la cosa è scontato mentre se non lo fa non si capisce perché avete scritto una storia del genere. E se il trauma si è verificato da bambino e comprende la paura dell'altezza a forza d'idee scontate avete fatto Tombola.

Storie fantasy in cui il protagonista deve recuperare degli oggetti per sconfiggere il male supremo: m'immagino la Rowling nel suo studio con le sedie di diamante e i computer di platino (sono anche più veloci, sapete?) intenta a discutere col proprio agente.

TRANQUILLI IL LIBRO NON L'HO LETTO NON CI SONO SPOILER:

- No perché cioè m'è venuta in mente 'sta cosa 'na cifra impicciata che per gli ultimi due libri Harry Potter va in giro a cercare 'sti oggetti strani 'na cifra maggici che poi messi tutti insieme gli servirebbero a sconfigge' quell'infame de Voldeminchia... e poi no cioè insomma alla fine se scopre pure che Harry Potter è gay, fico no?

- Hmm... no no no no no no! Non è abbastanza originale: ci sono già dei personaggi fantasy gay (gli Hobbit Dildo e Frocio Baggings). Il resto però va benissimo.

Storie in cui un gruppo di persone ha a che fare con un mostro/killer/alieno/pazzo/fantasma che li uccide a turno uno dopo l'altro: ma non restare da soli no, vero? E altri commenti su questo genere di storie me li tengo per uno degli articoli delle idee stupide che copiano tutti.

Qualsiasi complotto governativo sventato da adolescenti.

Storie con cani che pensano come le persone e anzi in genere sono più intelligenti (e se è un film recitano anche meglio).

Competizioni sportive in cui il protagonista parte orrendamente svantaggiato ma poi vince perché ci crede. E se è basket l'ultimo tiro verrà fatto allo scadere del tempo.

Storie di arti marziali in cui una persona ne picchia dieci tutte insieme e il giorno dopo nemmeno ha i lividi.

Film con persone vestite da scimmie o con scimmie vestite da persone. Insomma niente scimmie.

Storie sulla Seconda Guerra Mondiale: cioè, ok, dopo tante e tante interpretazioni e rivisitazioni siete davvero sicuri che il vostro punto di vista sia interessante? Ancora, visto che probabilmente all'epoca non eravate neanche nati, siete così sicuri di avere un punto di vista?

E per favore, se è un documentario non fate che ogni volta che si vede Hitler la telecamera zooma su una foto in bianco e nero con una musica che ricorda la morte. Che era cattivo l'abbiamo capito.

Simone

Il mio libro più riuscito (anche perché non l'ho scritto io).

Scherzi a parte, vi presento un libro un po' più importante del solito.

In sintesi, si tratta di una raccolta di racconti realizzati da scrittori più o meno emergenti distribuita attraverso Lulu.com. E già qui sarebbe una cosa interessante, giusto?

Come se non bastasse, i ricavati del libro andranno interamente devoluti all'associazione City Angels e al piccolo Gramos, un ragazzino affetto da una grave malattia che gli autori di questo libro sperano tanto di poter aiutare in qualche modo.

Come già avrete intuito, anch'io ho partecipato alla realizzazione di questo Le fiabe di Gramos, ma invece di rovinarlo con un mio racconto mi sono semplicemente occupato della grafica della copertina. Per chiarezza preciso che nemmeno la foto è mia (chi ha detto non hai fatto un cazzo? ^^) ma io ho solo assemblato i componenti che mi sono stati lanciati dalla bellissima e simpaticissima Sabrina Campolongo, ideatrice e curatrice di questa bella iniziativa.

Segue il consueto comunicato stampa, e sotto i link per accattarvi il libro e robe varie.

Le fiabe di Gramos
Autori Vari - Autoprodotto


Tu che mi leggi, ti prego, ascolta.
Questo libro è un libro di fiabe, certo, come tanti.
Più bello o più brutto, chissà.
Non importa, non è questo il punto. Ti ho chiesto, per favore, di ascoltare.
Sono un libro ma, dentro di me, c'è una voce che, purtroppo, è un lamento.
É di un bimbo piccolo, si chiama Gramos. Lotta per la vita come un eroe.
Ascoltalo.
Ti sta dicendo Ciao, mi chiamo Gramos, vorrei ridere e giocare ma non posso.
Ti sta dicendo Aiutami.
Ti sta dicendo anche Ho una brutta malattia, ho paura.
Ti sta dicendo Sei gentile a comprare questo libro che altre persone gentili hanno scritto e di cui migliaia di persone gentili, su una cosa chiamata internet, han parlato.
Lui è Gramos.
É un bambino.
Vivrà grazie a tutti voi.
E un po' anche a me, che sono solo un piccolo libro contro l'indifferenza.


(Remo Bassini)

GLI AUTORI DI QUESTO LIBRO DEVOLVONO INTERAMENTE I LORO COMPENSI
ALL'ASSOCIAZIONE CITY ANGELS DI ROMA ONLUS (www.cityangelsroma.it) , IN FAVORE DI GRAMOS GASHI, 11 ANNI, AFFETTO DA UNA GRAVE MALATTIA RARA.


Link correlati:

Per acquistare il libro

Il sito di Sabrina Campolongo

Un volantino per pubblicizzare il libro.

Come diventare uno scrittore famoso... anche senza aver mai scritto una riga.

Premetto che - per quanto possibile - questo è un post più idiota del solito, ma dopo tante polemiche direi che ci vuole un minimo di pausa. Però poi state pronti perché ho un sacco di post offensivi già fronti ^^.

Il desiderio che accomuna tutti gli scrittori, anche quelli che non lo ammetteranno mai, è di vendere una caterva di libri arrivando a farsi tradurre in tutti gli angoli del pianeta.

Ma non si tratta solo di soldi! Uno scrittore vero desidera che il proprio libro abbia successo e venga letto (e apprezzato) in tutto il mondo. Poi ovviamente arriveranno anche i soldi (e quelli non fanno schifo a nessuno) ma tra l'essere conosciuti e l'essere ricchi molti scrittori sceglieranno senza indugio la prima possibilità.

Il problema vero, in tutto questo, è che scrivere qualcosa di così bello e interessante da renderci famosi non è poi così facile come potrebbe sembrare. Cioè, io sono anni che ci provo e che sono sempre fermo al punto di partenza (questo cazzo di blog) e inizio quasi quasi a credere (o rendermi conto) che forse forse forse forse non sono poi così troppo destinato al successo e alla celebrità.

Eppure la soluzione c'è sempre: si può diventare famosi con un libro, ma si può anche vendere un libro essendo già famosi. Anzi, direi che la seconda opzione è ben più verosimile della prima, visto che in genere i libri si vendono proprio grazie alla notorietà che l'autore ha guadagnato per vie totalmente diverse da quelle editoriali. E allora vediamo un po' di sistemi per realizzare questo malsano progetto, alla faccia di tutti gli altri emergenti stupidi che credono ancora che lo scrittore si faccia scrivendo (blah, che palle!):

Come diventare scrittori famosi anche senza aver mai scritto una riga.

Essere imparentati con un editore: questo è il sistema più facile e indolore. Credete forse che come figli di qualche (qui c'era una descrizione pesante che ho preferito togliere) editore avrete difficoltà a farvi pubblicare qualcosa? Meglio ancora, se siete talmente incapaci da non saper mettere due righe di senso compiuto una in fila all'altra potrete chiedere a papà di commissionare un romanzo a qualche scrittore sfigato più bravo di voi, per poi pubblicarlo col vostro nome.

Andare a qualche reality: attenzione perché ci sono due tipi di questi spettacoli. Quelli per gente che nessuno ha mai sentito nominare, e quelli invece a cui partecipano personaggi già conosciuti. Ovviamente a noi interessa il primo tipo (se fossimo già famosi saremo di conseguenza anche autori stimati) dove tra l'altro il bello è che per essere ammessi non è necessario saper fare un cazzo di niente.

Unico problema è che i reality sono (ingiustamente) considerati TV di basso livello, e ogni critico sensibile e desideroso di aiutarvi (adesso le critiche distruttive si chiamano così) dirà che il vostro libro è assolutamente ignobile anche prima di averne visto la copertina. Dicevo ingiustamente perché il termine basso livello presupporrebbe l'esistenza di un livello alto che magari qualcuno potrebbe indicarmi perché da solo non lo vedo... a meno di non riferirsi a pubblicità come quella dei frati che fanno la Comunione con lo sciroppo, del bambino che fa la cacca puzzolente o delle signorine che parlano degli affari loro con tale dovizia di particolari che non si capisce più se è uno spot o una puntata del Dr. House.

Finire sui giornali: scordatevi pubblicità e recensioni! A nessun giornalista gliene fregherà mai niente di parlare di un autore sconosciuto, anche perché in primo luogo a nessun lettore frega niente di voi. L'unica è inventarsi qualcosa per attirare l'attenzione come - per dirne una - minacciare di gettarvi dall'alto del Colosseo se non vi trovano un editore. Il problema è che direbbero che avete copiato Alberto Sordi, che lo sanno tutti che il Colosseo è alto e non c'era bisogno di specificarlo e soprattutto per soddisfare i delicati gusti del pubblico moderno non basterà più che facciate la scena, ma vi toccherebbe buttarvi davvero.

Entrare in politica: effettivamente un'attività pubblica è un bel trampolino per entrare nell'editoria... così come per entrare da qualunque altra parte. E vi renderete presto conto che qualunque altra parte è molto meglio dell'editoria.

Essere uno sportivo di successo: questo non conviene proprio: per avere fortuna nello sport non basta essere raccomandati, ma dovete effettivamente vincere qualcosa. Si parlava di diventare famosi senza impegnarsi, per cui lasciate perdere: non ne vale assolutamente la pena.

Aprite uno stupido blog, e riempitelo di cazzate: pareva una bellissima idea... però, se devo essere sincero, non sono più tanto sicuro che sia così efficace.

Simone

Le idee narrative stupide che copiano tutti: il cattivo che è veramente troppo cattivo.

Questo e uno stereotipo che va al di là del classico: è quasi una figura obbligata presente nella maggior parte dei (brutti) racconti di spionaggio, azione, guerra, fantasy e praticamente ogni genere narrativo in cui ci sia un antagonista che i nostri eroi si troveranno prima o poi ad affrontare.

Eppure nessuno potrà mettere in dubbio che si tratta di una str-upidata che gli scrittori incapaci non fanno che reiterare all'infinito per supplire alla loro mancanza di fantasia (o di semplice voglia di lavorare). Ma vediamo bene in dettaglio perché.

LE IDEE STUPIDE CHE COPIANO TUTTI:
Il cattivo che è veramente troppo cattivo

Di cosa si tratta: interno di una nave spaziale. Riunione tra i più alti generali della flotta cosmo-spazio-nazista. Un babbeo vestito di nero col casco della moto al contrario in testa e dei led sulla panza che lampeggiano senza particolare ragione parla con una voce che pare uno con la sinusite rinchiuso in una caverna:

Cattivone: e quando avrete ucciso tutti, prendete i bambini, friggeteli e mangiateli (l'autore ha evidentemente confuso i nazisti coi comunisti). Detto questo il cattivo mette i pugni sui fianchi e ride a crepapelle.

Risponde uno dei generali: ma è uno scherzo, vero? Effettivamente, se dite qualche cazzata e poi ridete non potete aspettarvi che vi prendano sul serio.

Cattivone: che cosa? Osi contraddirmi? Ed ecco che il nostro super-malvagio compie il suo gesto mortale (vedremo dopo di cosa si tratta), e al generale coglione che se lo sapeva che quello era matto perché non s'è stato zitto non resta che morire senza poter ribattere. E pensare che la sera c'era pure la finale di coppa: che sfiga!

Altra versione: solita riunione dei cattivi. Questa volta invece che un dark psicopatico il malvagio di turno è un mafioso stereoidato vestito in giacca e cravatta.

Cattivo scemo sottoposto al super-cattivo: capo, il mega robot amico della terra che vince sempre contro i robot che gli mandiamo contro ha distrutto anche l'ultimo pilotato da me. Meno male che non mi sono fatto niente e sono riuscito a tornare alla base (ok, ho mischiato mafiosi e cartoni giapponesi, tanto la trama è la stessa).

Mega boss malvagio alieno o italoamericano: mi hai deluso per l'ultima volta! E compie il suo gesto mortale.

Cattivo scemo, morendo: ma se abbiamo cento robot, perché ne mandiamo sempre uno alla volta? Purtroppo la risposta non la sa nessuno perché il boss italo-alieno già sghignazza di fronte al cadavere del cattivo scemo.

Perché è un'idea stupida: per troppi infiniti motivi:

Gli sgherri che lavorano per i cattivi non sono necessariamente scemi: voglio dire, voi lavorereste mai per qualcuno che se fate un errore vi uccide? Ma andate da un'altra parte, no?

Le riunioni vere non finiscono con la morte: immaginatevi di stare in qualche riunione aziendale. Insomma, esce fuori che voi non avete fatto abbastanza contratti, e il vostro capo... vi uccide?! E nessuno degli altri impiegati si lamenta o dice ammazza che lavoro di merda che facciamo. Chissà, forse per aggirare i sindacati invece del licenziamento si usa l'omicidio perché per i mafiosi alieni è legale.

Ma che cappero ha da ridere quello lì? Uccide la gente a sangue freddo, e poi si sganascia dalle risate. Ma non è cattivo, è proprio una testa di cazzo! E il bello è che continuano tutti a dargli retta.

Ma le riunioni che accidenti le fate a fare? Voglio dire, se ognuno che prova a dire la sua opinione viene massacrato, a che serve riunire tutti quanti per discutere? E perché la gente ancora parla se tanto ogni volta il capo uccide qualcuno?

Perché non se ne occupa direttamente lui? Se il super cattivo uccide chiunque dei suoi generali in un istante e nessuno ha il coraggio di ribattere, evidentemente ha qualche caratteristica o qualche capacità che gli altri non possiedono. In termini fantasy o fantascientifici, è più potente dei suoi sottoposti che continuano a deluderlo. A questo punto, perché non va direttamente lui ad accoppare il protagonista, se crede di essere un così gran figo? Ok, in questo modo la storia sarebbe troppo corta, lo ammetto. Ma forse sarebbe anche meno noiosa.

Approfondimenti: la cosa cattiva con cui il malvagio uccide qualcuno è un argomento tanto vasto che potrebbe occupare un intero post. Vediamo le prime che mi vengono in mente:

- Esecuzione a distanza con qualche tecnica psicocinetica, tipo lo strangolamento jedi di Darth Vader.

- Trappola letale e già di per sé stupida: il cono gigante del Joker (questo lo devo dire sempre perché è troppo bello), degli animali normalmente mansueti addestrati per uccidere o cose in realtà non letali ma male interpretate dall'autore (per dirne una che io sappia le tarantole non sono velenose, ma dovrei informarmi). Ok, mi sono informato: esistono tarantole velenose, ma nessuna è mortale. E ci sono voluti 30 secondi.

- Trappola letale e che almeno fa paura: una sega circolare gigante, un laser che vi taglia a partire dall'inguine (ammazza com'era cattivo quello, eh?), vasca con gli squali che non mangiano da 1 settimana.

- Trappola letale che non fa paura, è stupida e non crea nemmeno tensione: tipo il gas di Saw 2 che ti uccide in diverse ore... ma stiamo vedendo un film horror, io i morti li voglio subito!

E per il momento direi che può bastare.

Simone

Perché non bisogna dar retta a chi critica il nostro lavoro (non necessariamente letterario).

In un ipotetico corso di scrittura avanzato (nel senso che ormai il libro del blog l'ho mandato agli editori ma mi avanzano un sacco di post) questo articolo andrebbe prima di quell'altro con cui insultavo i miei detrattori. L'idea infatti è di presentare i motivi per cui ci si può permettere di mandare tutti a quel paese, giustificando un gesto tanto folle (e liberatorio) con la solita retorica spicciola da scrittore in erba che rigira ogni discorso come fa comodo a lui.

M'immagino già le faccie stupite e gli sguardi strabuzzati (vabbe' avete capito!) dei tanti aspiranti autori emergenti sconosciuti in cerca di pubblicazione (insomma il peggio del peggio ^^): su tutti i manuali di scrittura sta scritto che bisogna accettare sempre e comunque le critiche dei nostri lettori... anche sul tuo!

Effettivamente, il mite servilismo di fronte al giudizio dei lettori è una delle regole inviolabili del bravo emergente. Voglio dire: già è difficile trovare qualche anima pia che provi almeno a dare una guardata a quello che scriviamo, e voi volete pure mandarlo a cagare? Insomma, se questo fosse un corso di scrittura del piffero come ce ne sono tanti, adesso vi rifarei il cazziatone su come bisogna mettersi in testa che i lettori sono nostri amici, i critici vogliono aiutarci e gli editori ne capiscono più di noi e tutta la solita solfa. Però stavamo dicendo che questo è il corso avanzato, e allora invece no.

Cioè, ma che palle! Io come autore devo abbozzare di fronte agli editori che mi mandano a cagare (se un editore non ti pubblica il libro non merita e bla bla bla), poi abbozzare di fronte ai lettori acidi che non scopano mai e danno la colpa al mio libro, e ancora abbozzare con gli altri scrittori ancora più sfigati di me che vogliono farmi la paternale solo perché io ho scritto un romanzo e loro no.

Insomma, siamo pur sempre degli scrittori e come tali dovremmo avere un minimo di autostima. Se io pensassi di scrivere davvero solo cose stupide e di basso livello, non mi metterei nemmeno a cercare un editore, o no? E allora non è che ogni scemo che arriva e mi dice che sono un coglionazzo io devo trovarmi obbligato a starlo a sentire, dando per assunto che chiunque legga i nostri libri ne sappia più di noi, capisca più di noi e soprattutto sia anche in grado di esporre come si deve pregi e difetti (specialmente i difetti) del nostro lavoro.

Però, così come è pieno di gente che si sveglia la mattina convinta di essere un grande scrittore, c'è almeno altrettanta gente che mentre fa colazione con merendina e caffellatte si rende improvvisamente conto di essere un critico che capisce tutto lui e si mette all'opera a spaccare i marroni alla gente che lavora. Ok, no, scusate: alla gente che scrive.

E allora qualche volta ci vuole pure un po' di orgoglio o di arroganza o chiamatelo come vi pare, comunque bisogna saper dire: no, ho scritto questa cosa non perché mi sono sbagliato o sono un rincoglionito ma semplicemente perché volevo che fosse così. E se a te non ti piace per motivi tuoi, sinceramente, sticazzi.

E se voi non siete daccordo, sinceramente, pure.

Simone

Perché i libri degli scrittori emergenti fanno regolarmente schifo.

Adesso finiremo a litigare eppure dai, ammettiamolo: è così.

Io di libri di emergenti incontrati per la rete (e anche fuori) credo di averne letta una caterva, e la pura e sacrosanta verità è che nessuno mi ha mai colpito più di tanto. Anzi, diciamo semplicemente che nessuno mi ha mai colpito e basta (nemmeno meno di tanto).

È sempre roba magari carina, ma con uno stile letterario acerbo che sa di pensierini delle elementari. Oppure sono scritti bene ma a ben guardare i personaggi sono stereotipati e le situazioni poco originali. Ancora, troppo spesso le storie si perdono nel banale o dimostrano che l'autore non aveva in fondo niente di speciale da raccontare. Si è messo lì e ha scritto un libro ma così, tanto per fare qualcosa di originale invece di passare il solito pomeriggio davanti al televisore.

Eppure che c'è di male? In fondo di emergenti stiamo parlando, e il livello medio della letteratura italiana (non emergente, questa volta) non è che sia poi tanto meglio, mentre gli autori stranieri arrivano a farci rimpiangere quelli nostrani.

Eppure i libri dei grandi, i classici o semplicemente quelli famosi sembrano migliori dei nostri (io mi sono messo nel gruppo, tanto gli altri emergenti li ho già offesi tutti e ormai cambia poco). A leggerli sembrano più freschi, più scorrevoli, e anche se poi i contenuti si rivelano delle enormi vaccate arrivare fino alla fine del libro risulta più piacevole. Sembrano scritti meglio, insomma.

Ma come mai succede questo? Cosa differenzia veramente un libro che quando iniziate a leggerlo pensate: bleaaaah! da uno che invece vi tiene incollati fino all'ultima pagina (anche se magari alla fine concluderete: bleaaaah! lo stesso)?
Ok, adesso ve lo spiego io, visto che avendo assunto per una volta il ruolo del critico antipatico posso anche fare la parte di quello di libri e letteratura capisce sempre tutto lui. Anche perché del resto è così.

Perché i libri degli scrittori emergenti fanno tutti regolarmente schifo:

Perché di solito vengono pubblicati da editori scarsi che A: non capiscono un cappero di libri e pubblicano vaccate. B: non sanno editare sistemare e presentare un libro come si deve. C: tanto si fanno pagare dall'autore e il libro nemmanco se lo sono letto e se fa schifo è anche meglio perché non devono preoccuparsi di spedire le copie vendute.

Perché magari si sono pubblicati da soli con qualche sistema di stampa on demand trovato online, e di come si presenta un libro ne capiscono ancora meno di un editore incapace. Proprio come un tipo che conosco io ^^.

Perché seguono pedissequamente tutte le regole di corsi e manuali di scrittura e alla fine il testo sembra uscito da qualche generatore casuale di storie modello regime oppressivo alla 1984. E no, non è colpa del MIO corso di scrittura, perché quello insegna semplicemente come non farsi pubblicare.

Perché Dio ce ne scampi: un altro scrittore fantasy! (Ma i gatti è roba fantasy?).

Perché se i suoi libri non facessero schifo l'autore non sarebbe più emergente ma emerso.

Perché scrivere un bel libro è difficile per davvero (così come dare consigli di scrittura originali ^^).

Perché uno scrittore agli inizi deve ancora maturare e bla bla bla... insomma il solito contentino che si da agli autori scarsi per paura di incitare qualcuno al suicidio.

Perché molti autori non scrivono libri che la gente vorrà leggere ma libri che la gente vorrà comprare... e questo sottintende al prossimo punto:

Perché se la gente comprasse di più i libri belli forse ci sarebbero più bei libri... e questo sottintende a:

Perché dovrebbero pubblicare i miei libri e voi dovreste comprarli (e possibilmente anche farveli piacere). E lo so che con l'ultima affermazione non c'entrava niente, ma tanto lo sappiamo tutti che era a questo che volevo arrivare.

A questo punto, tanto valeva tagliare corto.

Simone

La storia più antica del mondo.

È l'ultima novità, o almeno lo era visto che la notizia ha già qualche giorno: la mummia di Tutankamon è stata riportata nella sua piramide, e sotto una teca di cristallo (mantenuta con tutti gli accorgimenti climatici del caso) i visitatori potranno vedere il volto (e i piedi) del faraone.

Personalmente quando ho letto questa storia, ancora prima ancora di chiedermi se fosse giusto o sbagliato, mi sono semplicemente detto che il volto di Tutankamon io l'ho già visto. Sto parlando ovviamente della sua maschera mortuaria, la ricostruzione del viso del faraone bambino liberamente visibile già da tempo al museo egizio de Il Cairo.

Ricordo che ancor più delle piramidi, di per sé grandiose, è proprio questo il reperto dell'antico egitto che mi ha maggiormente impressionato: il volto di un ragazzino scolpito nell'oro, che racconta una storia triste ambientata migliaia di anni fa.

Sì, io c'ho visto un racconto dentro. Sarà che ho troppa fantasia, o che non ho idea di come potesse essere davvero la vita a quell'epoca, ma io me l'immagino così: un ragazzino di otto anni diventa faraone, e a otto anni nessuno può governare un popolo da solo, nemmeno il dio del Sole. E allora Tutankamon cresce circondato da parenti, amici, consiglieri, medici e dottori, artisti e cortigiani d'ogni sorta. Tutte persone che gli sono intorno e lo consigliano e che - come esseri umani - si affezionano a lui.

Ma a 18 anni il dio bambino ha un brutto incidente, pare proprio che sia andata così: correva su una biga, e cadendo si è rotto una gamba. Non è niente di che, semplicemente un femore spezzato. Solo che siamo in Egitto, tremila anni fa, non ci sono antibiotici e per una cosa del genere si può anche morire. Ed è così che muore il dio del Sole.

E allora io non ci credo che era solo per la religione, o solo perché era doveroso o solo perché se le cose non venivano fatte in un certo modo a quei tempi ti facevano fare una brutta fine. Non credo che la montagna d'oro che forma il tesoro di Tutankamon sia stata ammucchiata dentro a una piramide solo per rabbonire un po' i sacerdoti e con essi, si spera, gli déi.

No. Di mummie e piramidi e faraoni sepolti ce ne stanno tanti, ma nessuno dei loro tesori si avvicina alla magnificenza di quello di Tutankamon. In quella serie di sette casse d'oro e in tutto quello che contenevano io ci ho visto la sofferenza e il rimpianto di chi ha perso qualcuno per cui provava dei veri sentimenti, e che ha voluto ricordarlo con un'opera d'arte troppo grande per poter essere dimenticata.

Incrociando lo sguardo del faraone mi sono anche detto che non ne fanno più di gioielli così. L'arte moderna non è così ricca, e ai tempi nostri un tesoro come quello di Tutankamon non potrebbe mai essere realizzato. Oggi progettiamo strumenti che si rompono appositamente dopo un certo tempo, creiamo vestiti che nel giro di un anno già sono ridicoli e scriviamo libri di cui dopo un po' nessuno si ricorda più.

La mummia moderna vuole colpire sfruttando solo il suo aspetto più macabro. Sputa sciami di scarabei carnivori, e poi balla con qualche strappona a cui più avanti proverà a toccare il culo. Riguardo agli déi, al mondo e al mistero della vita non ha da dire più nulla.

Però di una cosa sono sicuro: tra altri tremila anni la maschera di Tutankamon sarà ancora lì, ricordo di un'epoca che ha scavalcato la nostra, a raccontare una storia troppo triste e ingiusta per essere dimenticata. Una storia che - come ogni racconto indimenticabile - ci parla di vita, d'amore e di morte.

La storia più antica del mondo.

Simone

Come insultare pesantemente i lettori che ci fanno delle critiche.

Ok, lo ammetto: ho sempre dichiarato che le critiche sono una conseguenza obbligata dell'aver cercato un pubblico di lettori (sto parlando di quelle negative, ovviamente) e che vanno accettate senza battere ciglio.

Ho anche dedicato un post (o più d'uno forse?) a tutti quegli scrittori scarsi che quando provate a dirgli che nel loro brutto libraccio noioso c'è qualcosa che non va (tipo che è brutto, accio e noioso) se la prendono da morire e vi trafiggono con sguardi e commentini pieni d'odio (e non solo con quelli, c'è il rischio).

Insomma, è una vita che fedele al mio motto di il lettore ha sempre ragione sto zitto e abbozzo di fronte alle critiche più crudeli e insensate, allo scopo di arruffianarmi i lettori se non per la qualità di ciò che scrivo almeno per la nobiltà del mio carattere. E il risultato è che, dopo anni che ancora non mi pubblicano (e per questo non posso ribattere con un bel: vedete? Non c'avevate capito un cazzo) sono stanco, triste, depresso e stressato. E poi mi rode anche un po' il deretano.

E allora sapete qual è la novita? È che almeno per una volta mi voglio proprio sfogare come si deve, e poi faremo tutti finta che questo post non sia mai esistito (fatta salva la sicura presenza nel secondo libro del blog ^^).

Insomma, ecco qui le mie risposte offensive a tutti i lettori str-antipatici che non hanno apprezzato qualcosa che ho scritto, e che non si sono nemmeno fatti gli affari loro (ma sono venuti a dirmelo):

Quello che mi ha detto che scrivo male, sempre: ah, ma le parole che scegli non vanno bene. E poi il tuo stile è pesante, e io certe cose non le leggo e non capisco perché scrivi così e poi gnè gnè gnè gnè e gnè. Se scrivo così male, che cazzo ci vieni a fare a leggere il mio blog?

Quello che mi ha detto che scrivo di merda, però gli piace il blog: ma come è possibile che un libro su cui mi sono impegnato tanto sia scritto peggio di un blog che aggiorno in 10 minuti? Secondo me sei tu che sei idiota. Anzi no, togli pure il secondo me!

Quello che mi ha detto che il mio terzo libro è peggio del secondo che a sua volta è peggio del primo: in sostanza ero partito benissimo, poi sono andato peggiorando fino al disastro del libro dei gatti e allo scempio totale di questo blog. A questo punto, posso seguire l'andamento naturale (cadendo ancora più in basso) mandandoti semplicemente a fare in culo senza alcun particolare giro di parole. E da domani scriverò coi rutti.

Quello che ha letto un romanzo tutto d'un fiato ma però non gli è piaciuto: ma se non t'è piaciuto che accidenti sei stato a fare lì appiccicato fino alla fine? Sei masochista o sei solo scemo?

Quello che sì è carino ma non mi piace il finale: vediamo se ti piace questo, di finale: ma vai a cagare!

Quello che nel sondaggio in cui chiedevo diventerò mai uno scrittore affermato ha votato spero sinceramente di no: qui è colpa mia, lo ammetto. Mai lasciare aperta un'opzione con la speranza che non la scelga nessuno, me la sono proprio andata a cercare. Comunque il prossimo sondaggio sarà: cosa pensate di chi ha votato spero sinceramente di no all'altro sondaggio? E le opzioni potete immaginarvele.

Quello che ha detto che le cose che scrivo non sono giuste perché lui non è daccordo: che è, il giochino delle tre porte che ne devi aprire una ma non si sa quale dice le bugie e se ti sbagli muori? Se ti insultassi pesantemente sarebbe come negare che quello che dici è vero, ma allora ti avrei dato ragione e tu penseresti che in realtà i miei insulti sono infondati visto che non sei daccordo con quello che scrivo. Troppo complicato: rimaniamo che quando ci incontriamo t'insulterò a voce.

Quello che ha detto che nel mio libro non si capisce niente: ma secondo te davvero dopo anni che scrivo sono talmente incapace che nemmeno si capisce di cosa sto parlando? Ma le tue solite letture cosa sono: manga, topolino, giornalini zozzi... tutte cose coi disegni, insomma. E se non l'hai capito, ti ho appena insultato.

Quello che ha detto che il mio libro è una copia di un altro libro (che ovviamente è meglio): a questo punto potrei riciclare anche gli insulti, invece te ne dono uno completamente nuovo: fottiti!

Quello che... quello che... ah, non me ne viene in mente nessun altro! Eppure è una vita che la gente mi riempie di critiche crudeli e feroci, e una volta che ho deciso di ribattere me ne ricordo davvero così pochi?

E vabbe'... comunque sia, adesso mi sento molto più rilassato, è davvero una bella sensazione. Finirò per prenderci gusto, mi sa ^^.

Simone

Le idee stupide che copiano tutti: il massaggio cardiaco che salva sempre tutti.

Eccoci già alla seconda puntata di questa rubrica che - mi auguro - riuscirà a rivaleggiare in popolarità con quella dei romanzi che non mi pubblicherebbero (e che ogni tanto dovrei anche aggiornare ^^).

Quante volte leggendo un libro o vedendo un film, di fronte a qualche scena o a qualche situazione particolarmente forzata siete saltati sulla sedia prorompendo in un liberatorio: ma guarda te che stronzata?

Molto spesso, vero? Il fatto è che ancora più spesso saranno passate davanti ai vostri occhi idee e situazioni ancora più stupide e prive di senso logico, che però avrete accettato tranquillamente perché sono ormai talmente abusate che vi sembrerebbe sbagliato il contrario.

Non ci credete? E allora eccovi qui la seconda puntata:

LE IDEE STUPIDE CHE COPIANO TUTTI:
La rianimazione a bocca a bocca che poi tutti si salvano sempre di sicuro.

Di cosa si tratta: ci troviamo in una situazione profondamente drammatica, perché c'è qualcuno che sta per morire. Quasi sempre si tratta di un parente stretto del protagonista, di un suo amico o di qualche personaggio di vitale importanza per lo scioglimento positivo dell'intero intreccio narrativo (l'unico che conosce il codice della cassaforte, per dirne una).

Il personaggio in punto di morte potrebbe anche essere un totale sconosciuto che non c'entra nulla con la storia, magari perché l'autore vuole farvi vedere quanto è figo il protagonista che lo salva e non gli è venuto in mente niente di meglio, o semplicemente erano le tre di notte e doveva consegnare il copione finito la mattina successiva (certe telenovele vanno in onda anche tutti i giorni).

Insomma, c'è uno lì per terra che è affogato, gli hanno sparato, sta perdendo sangue o è semplicemente stramazzato al suolo per via di un infarto, e il nostro personaggio principale è l'unico che ha una minima idea su cosa bisognerebbe fare. Gli altri presenti invece se ne stanno lì a bocca spalancata, impotenti di fronte a una tale manifestazione della precarietà degli esseri umani e dell'ineluttabilitià della morte. Tanto per movimentare la cosa, un personaggio femmina potrebbe gridare di orrore con una mano davanti alla bocca (gridare di orrore senza mettere la mano è maleducazione), per poi piangere abbracciata a qualcuno. I personaggi maschi gridano solo per ferite laceranti o in punto di morte, o al limite se sono gay.

In ogni caso, la cosa si risolverà col protagonista che da una slinguazzata in bocca al tizio in questione (idea portante dell'intera serie televisiva baywatch) e poi inizia a spingerlo sul petto in maniera più o meno medicalmente errata a seconda della preparazione dello scrittore (nel caso del libro) o di quanto non gliene fregava niente al regista di stare lì a smazzarsi per una puntata di un telefilm del cazzo.

Fatto sta che, dopo un tempo sufficientemente lungo da far sorgere il dubbio che questa volta la respirazione bocca a bocca non funzionerà, il personaggio morente si risveglia felice e contento, non riporta alcuna conseguenza di tipo medico/fisico/psicologico e tutti i presenti ridono felici.

Perché è un'idea stupida: adesso non sto qui a farvi un corso di rianimazione cardiopolmonare. Vi dico solo che, se fate il massaggio cardiaco a uno che sta per stirare, le possibilità che si risvegli senza l'intervento di soccorritori specializzati sono piuttosto bassine, per non dire nulle.

A parte casi particolari e senza tirarla troppo per le lunghe, la rianimazione serve a rallentare la morte del paziente nella speranza che arrivi in fretta qualcuno con un defibrillatore.

Adesso ve lo spiego ancora meglio: quella cosa del massaggio cardiaco che poi la gente si risveglia è una stronzata, e chi l'ha scritta è un idiota che il massaggio cardiorespiratorio non sa nemmeno a cosa cazzo serve. Però tutti ritengono che la televisione sia un mezzo di divulgazione autorevole, e visto che questa cosa succede sempre la prendono per buona.

Approfondimenti: ogni tanto a E.R. e compagnia bella provano a fare la cosa un po' meglio, ma ogni tanto no (tipo fanno il massaggio in posizioni impensabili) e sempre a E.R. va la palma dell'idea più stupida associata alla rianimazione: un assassino in arresto cardiaco guarda con orrore il medico di turno (quello pelato che poi muore male, come del resto tutti i personaggi della serie) che decide di non usare il defibrillatore per salvargli la vita.

Io non sarò mai uno scrittore bravo e preparato come Michael Crichton. Però per quanto ne so io un poveraccio colto da fibrillazione ventricolare senza polso (una di quelle robe che ci vuole il defibrillatore) crolla a terra stecchito nel giro di un decimo di secondo senza guardare in faccia proprio nessuno, nemmeno con orrore.

Simone

E c'è anche chi viene a Roma!

Vi ricordate di Glauco Silvestri? Se seguite il blog, magari lo conoscerete come Gloutchov.

E vi ricordate di 31 Ottobre, il romanzo che ha pubblicato proprio di recente? Ebbene, visto che questa settimana sono in vena di segnalazioni vi comunico che chiunque vorrà salutare il nostro Glauco (e magari comprarsi il libro!) potrà farlo a brevissimo durante la presentazione che si terrà a Roma.

Seguono, ovviamente, maggiori dettagli (ma mica troppi però ^^):

PRESENTAZIONE LETTERARIA

Glauco Silvestri e la casa editrice Il Filo sono lieti di invitare tutti coloro che sono interessati alla presentazione del libro:

31 OTTOBRE

Mercoledì 7 Novembre 2007, ore 18.00
Libreria "Tra le Righe", viale Gorizia Nr. 29 - Roma


Indirizzo su Google Maps

Una breve presentazione del romanzo (sul mio blog).

Il blog di 31 Ottobre