Il modo sbagliato per presentarsi a un editore.

Ecco un altro post che è nato per tappare i buchi del libro del blog (che ormai è praticamente finito). Se ricordate, avevo già parlato un po' di queste cose nel corso della fiera della piccola e media editoria, ma così com'era il testo non andava bene e allora l'ho riscritto. Ovviamente lo riposto anche qui, sul blog del libro ^^:

Il modo sbagliato per presentarsi a un editore.

Cercate di figurarvi la situazione: siete degli scrittori sconosciuti, mai pubblicati e totalmente alle prime esperienze nel mondo dell'editoria. Avete deciso di mandare in giro la prima cosa che abbiate mai scritto, nella speranza che qualche scemo decida di investire dei soldi su di voi e per di più vi paghi per farlo.

Dopo una gestazione che può essere durata tranquillamente degli anni il vostro manoscritto giunge finalmente in mano a qualcuno che potrebbe cambiare la vostra vita (almeno nei vostri sogni) trasformandovi da impiegato frustrato a scrittore gran scopatore, soltanto che... non vi siete sprecati nemmeno un po' a sistemare il vostro lavoro in maniera tale da essere degno di essere letto. Ma siete scemi o no?

Eccovi allora un elenco di cose da non fare assolutamente quando presentate un romanzo a un editore:

- Non usare carattere più piccolo di 12. Non usare un carattere più grande di 14. Meglio sempre e comunque 12.

- Non usate un font del cazzo. Times New Roman va benissimo, tant'è che Word lo usa di default.

- Non mandate manoscritti senza prima aver chiesto all'editore se potete mandargli dei manoscritti.

- Soprattutto non mandate testi via email senza prima aver chiesto all'editore se va bene il testo via email.

- Non scordatevi di allegare una lettera di presentazione.

- Non allegate una lettera di presentazione di 100 pagine (una pagina basta e avanza), e soprattutto non scriveteci delle stronzate!

- Non evitate di svelare il finale per non rovinare il gusto della lettura all'editore. Lui vuole solo sapere se il vostro libro potrebbe farlo arricchire e di leggerlo non gliene frega niente.

- Non mandate stampe autoprodotte tipografiche o fatte con Lulu e altri sistemi print on demand. Questo vi distinguerebbe dalla massa degli altri manoscritti, e gli editori detestano gli scrittori che si distinguono. Sì, è una contraddizione, ma tant'è: mandate solo fotocopie.

- Rileggete il testo prima di stamparlo e mandarlo a qualcuno. No, davvero, rileggetelo!

- Ricordatevi d'inserire i numeri di pagina, e aggiungete sempre una rilegatura a spirale. Anche se la prima cosa che l'editore farà col vostro manoscritto sarà staccare la rilegatura per riciclarla per qualcosa che serve a lui.

- Non spedite assieme al manoscritto roba tipo sciarpe, medaglie, pupazzetti e altri oggetti strani. Vi prenderanno per scemo.

- E soprattuto, ricordatevi di scrivere i vostri dati personali (nome, cognome, telefono e indirizzo!). Le case editrici sono piene di capolavori che non verranno mai pubblicati perché, semplicemente, nessuno sa chi sia l'autore.

Simone

Il sito amico che non ti mette il link.

Vi è mai capitato? Avete un blog o un vostro sito Internet (che poi in fin dei conti è quasi la stessa cosa), e come me siete in contatto con altri autori, critici, siti letterari e tutta una valanga di gente che per qualche motivo (generalmente perché nessuno vuole pubblicarli su carta) scrive regolarmente online.

Si finisce spesso con lo scambiarsi email, commenti e addirittura interi manoscritti, entrando alla fine in una sorta di confidenza virtuale: non sappiamo nulla di quell'altra persona (che magari conosciamo solo attraverso lo stupido pseudonimo che s'è scelto), ma siamo al corrente di ogni cosa sul suo interesse per la scrittura e di quello che dice e pubblica all'interno delle sue pagine online.

Tant'è che, un bel giorno, ci soffermiamo a guardare un po' meglio il sito del conoscente virtuale in questione, scoprendo con orrore che tra i link agli altri siti (o peggio che mai ai blog amici) il nostro non è stato inserito.

Sarà che io sono ansioso per natura, ma la prima cosa che mi viene in mente (a parte che il tizio in questione è uno stronzo) è che non mi ha linkato di proposito. O, nei momenti di particolare paranoia, che addirittura aveva messo il link ma poi ha deciso di toglierlo.

A voi è capitato mai? A me spesso: ci sono siti di persone che conosco da un sacco di tempo e con le quali sono più o meno in contatto, ma che per qualche ragione si sono scordati di inserire un riferimento a me (o appunto si sono ricordati di cancellarlo). Chiedere spiegazioni al diretto interessato non è proprio il massimo della cortesia, prima di tutto perché in fin dei conti il link è un favore, ma soprattutto perché rischiamo di sentirci rispondere quello che in realtà non vorremmo mai sapere (che il nostro sito fa cagare, ad esempio ^^).

Di sicuro un motivo dovrà pur esserci, per cui eccovi la classica lista in stile cattiva scrittura da blog con cui ho analizzato alcune delle possibilità:

L'altro si è semplicemente scordato: effettivamente non c'è niente di male. Potrei tranquillamente chiedere: che mi metti il link? Ma come dicevo prima ho troppa paura.

L'altro linka solo siti di un certo tipo: magari di scrittori già famosi o di case editrici o quello che è. Insomma noi non siamo contemplati, ma non vuol dire che per questo ci sia qualche problema particolare.

Non pensava che ci facesse piacere: una forma di cortesia, insomma. Anche se voglio vedere chi mai è davvero capace di offendersi se qualcuno gli fa pubblicità ^^.

Non gli va di aggiornare la sezione dei link: totalmente lecito, e anzi anche io mi scoccio e non l'aggiorno quasi mai.

Ha paura che gli rubiamo i lettori: il conoscente virtuale teme che linkandomi i suoi visitatori lo abbandonino per non tornare mai più. E il mio blog è talmente bello che la cosa è effettivamente possibile ^^.

Non ci ritiene all'altezza: in fin dei conti se siamo autori emergenti deve pur esserci una ragione, e magari tutto quello che scriviamo fa semplicemente schifo. Anche i nostri affari personali di cui parliamo sul blog.

Ha tolto il link per davvero: prima gli stavamo simpatici, ma ora non più e anzi per andare lì a cancellare ogni riferimento alla nostra persona deve trattarsi di qualcosa di effettivamente rilevante. Peccato solo che io non ho idea di cosa sia successo! Del resto su Internet è facile offendere qualcuno anche non volendo (specialmente non volendo, anzi), ed è così che vanno a finire le cose. Nel mio caso il conoscente virtuale potrebbe aver finalmente letto qualche post per intero (accorgendosi che il livello non è proprio quello che pareva a prima vista ^^) o peggio che mai potrebbe aver dato una sfogliata agli ebook rendendosi finalmente conto di come scrivo in realtà. E se le cose stanno proprio così, mi sa tanto che non c'è niente da fare: il conoscente virtuale è perso per sempre, e il link è irrecuperabile.

Simone

Il gioco dello scrittore.

Se seguite un po' il mercato dei videogiochi, vi sarete resi conto che - un po' come accade anche per il cinema - ormai esiste un gioco dedicato a qualsiasi cosa.

C'è il gioco del chitarrista (bellissimo ^^), il gioco del calcio (vabbe', ce ne sono mille), il gioco delle corse, il gioco che dovete ballare, cucinare (giuro!), provare la vostra intelligenza, il gioco in cui siete il ladro o quello più classico (e molto meno divertente ^^) in cui siete il poliziotto... insomma si può dire che per ogni attività possibile e immaginabile sia stato creato il videogioco apposito, nella speranza di attirare l'interesse dei relativi appassionati e di conseguenza spillargli qualche soldo.

A questo punto i lettori più svegli avranno già capito qual è la domanda che sto per pormi: dove sta il gioco dello scrittore? Perché nessuno ci ha ancora pensato?

Effettivamente è un po' strano: c'è il giochetto di tutto, ma quello del romanziere no? Con così tanta gente che vuole fare lo scrittore, perché nessuno si è messo in testa di venderci qualcosa in grado di offrire se non la reale possibilità, almeno l'illusione di realizzare i nostri sogni di fama e successo?

E invece - colpo di scena! - il gioco dello scrittore lo hanno già inventato. E c'è da dire che è talmente ben fatto che probabilmente molti di voi ci stanno già giocando da anni senza nemmeno accorgersene. A dirla tutta ci gioco pure io, e un po' come i MMORPG (i giochi di ruolo su Internet che ti succhiano la vita) e cagate varie è una specie di droga.

Il gioco dello scrittore si chiama sito per scrittori dove magari t'iscrivi gratis e paghi un tot per dei servizi aggiuntivi o per la raccolta a cui prima o poi parteciperai. Si chiama anche Antologia Letteraria di autori esordienti che non ci guadagnano una lira. Si chiama concorso per testi inediti dove l'iscrizione costa tot, oppure pubblicazione con contributo che poi tanto ci rientri (sì, come no ^^) o anche manuale dell'autore americano famoso che scrive 100 pagine di cazzi suoi che ci vengono spacciate come un corso di scrittura venduto ovviamente come un libro a prezzo pieno.

Qualcuno sarà già andato su tutte le furie e sarà pronto a rispondermi: non è vero, questi non sono giochi ma cose serie!

Bo', sarà come dite voi. Eppure io continuo a vederci alcuni schemi tipici dei giochetti: c'è un gettone da pagare (magari sotto semplice forma di ore e ore di tempo dedicate a lavorare gratuitamente), ci sono delle difficoltà da superare che possono constare in una selezione o in una revisione costante del nostro lavoro o ancora in troppo tempo speso tra forum chat e perdite di tempo varie. Infine c'è la stessa sensazione di divertirsi senza però combinare niente di concreto, visto che ci viene detto in continuazione che certe cose servono per iniziare e per raggiungere un certo traguardo, ma tanto il traguardo resta sempre lontano e d'iniziare non si finisce mai.

E la cosa peggiore di tutte è che, proprio come in tutti i videogiochi a cui mi sono appassionato in vita mia, finisce sempre che vince qualcun altro e a me non resta che piagnucolare sul fatto che ero più bravo io solo che la manovella non mi prendeva l'oriuken (davvero non sapete cos'è? ^^), mi bruciavano gli occhi e soprattutto ho avuto un sacco di sfiga. Le solite scuse da gran pippone, insomma ^^.

E intanto una scritta sullo schermo del mio gioco preferito ha già ripreso a lampeggiare: vuoi fare lo scrittore? Insert coin.

Simone

NOTA: l'immagine utilizzata si trova su centomila siti Internet per cui ho assunto di poterla utilizzare. Se così non fosse, il proprietario può avvisarmi e la toglierò subito. Non mi aspetto che questo accada, comunque ^^

Il Piccolo Principe

Dopo un'attesa che immagino avrete trovato struggente, torno finalmente ad allietarvi con la recensione di un classico della narrativa che - come da programma - se fosse scritto oggi da un autore ancora sconosciuto non troverebbe mai un editore disposto a darlo alle stampe.

Il Piccolo Principe - Tascabili Bompiani

Autore: Antony De Saint Exupèry

La trama: Scritto come una sorta di racconto autobiografico (lo stesso autore del libro era un pilota di aerei), questo breve romanzo ci racconta dell'incontro tra un aviatore precipitato nel deserto e un bambino di sei anni. Una volta fatta la sua conoscenza, il ragazzino rivelerà al protagonista di provenire da un piccolissimo asteroide, raccontando del suo viaggio per arrivare fino alla Terra e rivelando allo stesso tempo il suo particolare modo di vedere il mondo.

Recensione: nel suo viaggio fantastico attraverso la Terra, i pianeti e le stelle, il Piccolo Principe ci racconta di come troppo spesso i grandi si diano tanto da fare per nulla, non riuscendo invece a capire che l'essenziale non è quello che risalta agli occhi. Ecco allora che il disegno di una scatola può rappresentare una pecora (che è dentro la scatola, ovviamente), che è bello farsi addomesticare da qualcuno anche se poi si piange quando lo perdiamo, e che tra migliaia e migliaia di rose identiche tra loro quella che ci appartiene è l'unica davvero speciale, semplicemente perché ci siamo occupati di lei.

Perché non me lo pubblicherebbero: a parte che se credete davvero che qualcuno vi pubblichi un romanzo con delle illustrazioni (per di più a colori!) siete degli scemi, e a parte che l'editore potrebbe essere talmente puro di cuore da strillare di paura e buttare all'aria il manoscritto nel vedere il disegno del boa che ha mangiato l'elefante, il vero problema che seppellisce ogni velleità di pubblicazione è l'aver detto che il Piccolo Principe proviene dallo spazio, e in particolare da un asteroide.

Non devo certo essere io a spiegarvi che nello spazio non c'è aria, sugli asteroidi non c'è gravità (almeno non su uno tanto piccolo) e soprattutto non si può volare da un pianeta all'altro attaccandosi a degli uccelli o facendosi morsicare da un serpente (cosa questa particolarmente priva di senso).

Al nostro editore che apprezza solo libri seri e ben scritti il romanzo di Antoine De Comesechiama non parrà altro che una raccolta di scempiaggini senza senso, e nel migliore dei casi userà i fogli del manoscritto per incartocciare le caldarroste (uno dei suoi tanti impieghi stagionali). Leggendo che l'autore è un pilota potrebbe sentirsi particolarmente ispirato e usare la pagina di presentazione per fare un bell'aereoplanino, da far planare nella brace delle caldarroste di cui sopra.

Cosa abbiamo imparato: se scrivete un romanzo pieno di cose particolarmente impossibili, assicuratevi di giustificarle in qualche modo particolarmente plausibile. O al limite provate a spacciare tutto per un racconto fantasy.

Simone

L'introduzione al libro del blog.

È un po' che cerco di preparare un'introduzione al libro del blog, ma continuo a non essere soddisfatto. Questa è l'ultima versione che mi pare ancora un po' moscia. Mi pare che suoni un po' forzata e che scorra poco, voi invece che ne pensate?

Introduzione: come nasce questo libro?

Questo breve trattato sulla scrittura (se così abbiamo il coraggio di chiamarlo) nasce da un blog che ho chiamato Lo scrittore emergente, all'interno del quale racconto le mie vicissitudini editoriali nel ruolo di aspirante scrittore famoso. Io sono infatti uno dei tanti autori che cercano in tutti i modi di uscire allo scoperto, vedendosi però continuamente respinti dagli editori, snobbati dalla critica e ignorati dal pubblico.

Nel corso della mia carriera di emergente ho affrontato editori a pagamento, corsi di scrittura creativa, concorsi più o meno truffaldini, forum di autori mediocri che si credono delle guide spirituali, siti letterari autorevoli o fatti in casa, giudizi lapidari di critici più o meno sconosciuti, standing ovation da parte di persone che non hanno mai letto niente di mio e chi più ne ha più ne metta.

Insomma, chi potrebbe raccontare il mondo dei libri e di tutto quello che ci gira attorno se non uno come me, totalmente immerso nella realtà editoriale più vera e tangibile, quella cioè della delusione e del fallimento? Un ambiente popolato di gente che s'è messa in testa di campare in un campo in cui non si guadagna una lira e anzi chi ha successo viene guardato storto, come se nel non andare in bancarotta ci fosse qualcosa di male.

Eppure, fedele al mio ruolo di cattivo autore, non potevo perdere l'occasione di sbagliare libro per l'ennesima volta: ecco allora che questo che avete tra le mani non è un semplice testo sull'editoria condito con qualche considerazione personale, ma ha la pretesa di essere un vero e proprio corso di scrittura indirizzato alla creazione di un romanzo.

Frugando nel blog ho infatti tirato fuori una serie di articoli in cui racconto quel poco che spero di aver capito su come si scrive un libro, mescolando il tutto con approfondimenti e polemiche più o meno giustificate su tutto ciò che è costretto ad affrontare chi si è messo in testa la malaugurata idea di voler fare lo scrittore per davvero.

Il risultato finale è il testo che avete tra le mani e che potrete giudicare tranquillamente da voi. O forse no, visto che se tanto mi da tanto come tutte le cose che ho scritto finora non sarà mai pubblicato.

Simone

Primo Mazzini e la stanza fuori dal tempo.

O solo la stanza fuori dal tempo, anche se poi non si capisce che vorrebbe essere una storia alla Indiana Jones, Sherlock Holmes o Geronimo Stilton...

Al momento è tutto in forse, a partire dal titolo e dai personaggi fino ai vari spunti narrativi di cui parlerò qui sotto e anche in seguito. L'idea è di parlarne sul blog per capire quello che funziona e non funziona nelle idee che ho avuto fino a questo momento, anche se non è da escludere che l'intero romanzo non verrà mai scritto e che decida di occuparmi di altro (come il mio lavoro, per dirne una ^^).

La storia di Primo Mazzini dovrebbe essere una trilogia di fantascienza, ma il tutto potrebbe anche far parte di un unico romanzo (o di sette se il primo venderà milioni di copie).

La trama parla delle vicissitudini della Soluzioni Tecniche Mazzini, una sorta di società/laboratorio di ricerca che studia i viaggi nel tempo, come influenzare gli eventi casuali, antiche civiltà scomparse, universi paralleli e chi più ne ha più ne metta. La particolarità della STM è che non gliene va mai bene una, nell'ambiente della ricerca ha una fama meno che pessima e i protagonisti non sono proprio gli scenziati seri e autorevoli delle classiche storie di fantascienza.

Il protagonista è Primo Mazzini (se non si fosse capito ^^), una specie di tuttologo autodidatta di 30-40 anni che ha ereditato dal padre il 51% della società in questione (dei genitori del protagonista si parlerà eventualmente in una seconda trilogia ^^).

Qualche anno prima dell'inizio della storia la moglie e la figlia di Primo hanno perso la vita in un incidente (ancora non meglio ideato dal sottoscritto). Il dott. Mazzini è convinto di essere morto nella stessa occasione (anche se per qualche motivo sembra ancora vivo, come dice lui ^^), e va in giro a raccontarlo a tutti col risultato che la gente lo prende per pazzo e lo evita come la peste. O forse non sarà così, sono indeciso.

Nel corso del primo libro (o tutto il romanzo se non ce ne saranno altri) Primo e i suoi collaboratori ricevono l'incarico di studiare un modo per preservare il sapere dell'umanità da un'eventuale catastrofe nucleare, naturale o quellochevipare. Decideranno allora di progettare e costruire un posto sicuro e isolato in cui poter archiviare la conoscenza degli esseri umani per decine di migliaia di anni. Sempre nel corso del primo (o unico) romanzo, Primo costruirà anche una macchina rallenta tempo, che ovviamente funziona male e porterà lui e i suoi collaboratori in una dimensione parallela (o qualcosa del genere) all'interno della quale però non so ancora bene cosa dovrà succedere.

Nel corso dei vari romanzi la STM si cimenterà inoltre nella riproduzione della macchina del moto perpetuo (che non funziona), nell'esplorazione del Nulla Assoluto (che si è aperto nello studio del dott. Mazzini), nella costruzione di un computer che impara dal proprio utente (che funziona male), nella macchina per lo studio dei numeri casuali (che funziona ma dopo un po' si rompe ^^), in uno strumento per la misura della velocità della luce (che ovviamente misurerà tutt'altro) e chi più ne ha più ne metta.

Insomma niente andrà mai secondo le previsioni iniziali, a meno che non prevediate qualche situazione disastrosa... e comunque il secondo libro è meglio.

La prossima volta vi racconto qualcosa in più sui personaggi, ciao!

Simone

Terrore dopo la festa.

Eccomi qui ancora una volta a presentare il romanzo di un autore emergente.

Si tratta di un thriller dalle premesse piuttosto forti che ci racconta - per usare le stesse parole del libro - la storia della vendetta di un uomo giusto a cui hanno tolto la speranza di una vita normale.

Eccovi poi come al solito un estratto dalla presentazione:

Terrore dopo la festa.
Di Roberto Calcagnile - Edizioni Il Melograno

Un uomo deluso dalla vita. Una vita che però ad un certo punto sembra concedergli un barlume di speranza: una donna che lo ama, in attesa del figlio tanto sospirato.

La sua donna viene investita e uccisa da un'auto pirata. Coloro che viaggiano sulla vettura scappano vigliaccamente.

La messa in atto di una spietata rivalsa sembra l'unico spiraglio in grado di tenere l'uomo ancorato a quella vita che ha ormai perso le fondamenta su cui si basava.


Lo trovate su IBS, oppure direttamente qui.


P.S.
Scusate se questi giorni ci sono stato poco, da Lunedi' dovremmo tornare alla normalita' (spero ^^).

Il ritorno della poesia!

Avevo detto che non avrei MAI PIU' fatto semplici segnalazioni, ma come chiaramente avrete intuito non è così. Diciamo che preferirei scrivere anche qualche recensione dei libri dei miei colleghi emergenti, ma in fin dei conti va bene anche il vecchio metodo (che del resto richiede meno lavoro ^^)

Detto questo, tempo mi fa mi lamentavo della (presunta) scarsità di raccolte poetiche, per cui è con effettivo piacere che ve ne presento un'altra:

Chissà, forse un giorno faremo l'amore sull'orlo del mare.
Marcello Marabotti - OTMA Edizioni

La raccolta di poesie di Marcello Marabotti, giovane poeta milanese, classe 1985. Poeta delle piccole cose soffuse di un lirismo dimesso di reminescenze sabiane, vicino all’impronta prosaica dell’ultimo Montale, Marabotti stupisce per la capacità tutta pascoliana di cogliere il mistero intrinseco della quotidianità fatta di situazioni, gesti, fugaci pensieri.

Cantore della vita di cui narra con forte taglio autobiografico i legami affettivi, sensazioni, profumi, ambienti, Marabotti parla della vita attingendo a piene mani dalla propria: nascono così fulminei aforismi di oraziana memoria, lampi di eros di elegante bellezza, paesaggi o situazioni vivi nell’immediatezza del contingente o trasfigurati nel ricordo, affetti profondi.

Nel silenzio interiore proteso a giungere al porto sepolto emergono verità nascoste, lanciate dalla catapulta del cuore, intrise di malinconia.


Se siete interessati al libro (che mi pare costi 8€), potete mettervi in contatto direttamente con l'autore all'indirizzo: marcello.marabotti@fastwebnet.it
Simone

Bisognerebbe avere le idee chiare... ^^

Come già ripetutamente annunciato, dopo tutto il mazzo che mi sono fatto per mettere su Lulu il mio romanzo Mozart di Atlantide, ho avuto la bella idea di spedirlo al concorso Urania (oltretutto con 2 mesi di anticipo sulla chiusura delle iscrizioni ^^) così da buttare altri soldi (50 euro per stampare e spedire 2 copie per raccomandata) e per di più danneggiarmi la carriera di scrittore emergente:

Sì perché adesso se anche esce una recensione del libro poi la gente non se lo può comprare (ero partito con l'idea di fare un po' di promozione, ricordate?) e soprattutto chi viene sul blog non potrà più scaricarsi l'ebook per almeno un annetto.

Insomma l'errore è stato non progettare bene a priori quello che avevo intenzione di fare, e cambiare idea porta sempre degli svantaggi. Comunque se qualcuno vuole ancora leggersi Mozart e me lo chiede (meglio ancora se di mestiere fa l'editore ^^) troverò il modo per accontentarlo.

Come contentino vi ho lasciato la sindrome di Reinegarth: da adesso in poi (ok, già da qualche giorno) lo trovate in vendita su Lulu, mentre come sempre l'ebook resta disponibile gratuitamente.

Come già detto tempo addietro, questo mio primo romanzo mi piace ancora e per alcuni aspetti è anche migliore di quello che ho mandato all'Urania (è più corto, per dirne una ^^), ma non mi riconosco più molto nello stile e nei contenuti per cui non mi sento tanto di mettermi a pubblicizzarlo. Intanto sta lì, poi se mi viene qualche idea vedremo... (quando si dice avere le idee chiare, appunto ^^)

Ancora non ho deciso nemmeno se lasciare o rimuovere gli altri ebook... intanto ho da lavorare sul libro del blog, e nel frattempo ci penserò ancora un po' su.

P.S.

In questi giorni non so se e quando potro' usare il PC, per cui se sparisco una settimana oppure non rispondo ai messaggi non ve la prendete... rimediero' appena possibile!

Simone

Come scegliere un editore da cui farsi rifiutare.

Una delle poche certezze che mi sono fatto nel mondo dell'editoria è che spedire un manoscritto a una casa editrice costa soldi per la stampa, soldi per le fotocopie, tempo per la fila alla posta e poi ancora soldi.

Una delle poche cose che invece ho capito è che mandare un romanzo a chiunque capiti a tiro senza neanche sapere di preciso dove andrà a finire è sbagliato e controproducente: rischiamo di essere scartati a priori senza nemmeno essere letti, di fare qualche brutto incontro (tipo editori a pagamento che poi non vendono una copia) o semplicemente di rompere le palle a tutti facendoci così una pessima reputazione.

Ecco allora un sistema per minimizzare al massimo (vale come espressione?) il numero di editori da contattare per proporre la pubblicazione di qualcosa che abbiamo scritto. Ovviamente è il sistema che uso io, per cui vi ricordo che come risultato non vi pubblicherà nessuno ^^

Iniziate con una ricerca su Internet, e vedete quali case editrici pubblicano libri simili al vostro (per fare un esempio, per il libro dei gatti ho cercato altri romanzi con animali come protagonisti).

Una volta trovati un po' di editori che pubblicano roba tipo la vostra, fatevi un giro in libreria e controllate quali di queste case editrici hanno una distribuzione tale da essere per lo meno reperibili su ordinazione (scartando ovviamente tutte le altre).

Contattate telefonicamente le redazioni delle case editrici che ancora rimangono nella vostra lista, e chiedete se potete inviargli il vostro manoscritto e soprattutto COME dovete inviargli il vostro manoscritto. Molti vi diranno che non valutano emergenti o che non sono interessati al vostro libro in particolare, per cui tanto vale che vi mettiate l'anima in pace e li cancelliate dalla lista.

Al termine di questo lavoro difficilmente sarete rimasti con più di 5 o 6 indirizzi, ma date retta a me è molto meglio così: è molto probabile che questi editori vi valutino per davvero (altrimenti ve lo avrebbero detto al telefono), e soprattutto il vostro lavoro sarà sicuramente adatto alla loro linea editoriale (se no non avrebbero pubblicato altri libri simili, no?).

E poi, se non altro, avrete risparmiato un po' di soldi ^^

Simone

Perché ci sono così tanti aspiranti scrittori?

La chiave romantica: perché ogni essere umano ha dentro di sé qualcosa da dire.

La chiave cinica: perché non hanno niente di meglio da fare.

La chiave misantropa: la gente di cazzate se ne mette in testa tante.

La chiave psico-sinistrorsa: perché la globalizzazione e l'imitazione dei più beceri modelli commerciali spinge i giovani e i più facilmente influenzabili a voler apparire a tutti i costi e con tutti i mezzi, compresi i media e i nuovi mezzi di comunicazione. Il messaggio che ci viene inculcato a suon di spot colorati e gingle martellanti sembra assicurare che chiunque comunica avrà successo, qualsiasi cosa abbia da dire. Anche nulla.

La chiave pragmatico-destrorsa: perché alla gente non gli va di lavorare e perde tempo con cose inutili che non servono a nulla e non portano alcun guadagno.

La chiave da aspirante scrittore montato: perché credono tutti di essere come me, ma in realtà io sono l'unico vero scrittore italiano che verrà ricordato in futuro.

La chiave qualunquista: mah, la gente oggi è strana, non sai mai cosa gli passa per la testa.

La chiave da critico letterario intellettualoide: aumentano gli autori ma le pagine degne di essere lette si fanno sempre più rarefatte. E sempre più gente è trascinata in questo vortice di cattiva letteratura, in una corsa al massacro che culmina in una spirale verso il basso dove sempre di più significa sempre peggio.

La chiave da editore sfigato: non lo so, ma sono più i lettori che gli scrittori.

La chiave da editore serio: non lo so, ma tanto non pubblichiamo emergenti.

La chiave da editore a pagamento: è vero! Ma tutti i libri che mi capitano tra le mani sono dei capolavori che devono essere pubblicati a tutti i costi. Yum yum!!!!

La chiave egocentrica: perché hanno letto il mio blog.

La chiave menefreghista: e sticazzi!

La chiave moderata: potrebbero anche essere di più, però.

La chiave di chi non accetta la realtà dei fatti: no, non è vero!

La chiave oggettiva: perché probabilmente il loro vero lavoro fa schifo e vorrebbero qualcosa di più romantico.

La chiave che rappresenta abbastanza la realtà: perché lo scrittore sembra uno lavoro affascinante.

La chiave che più di tutte rappresenta la realtà: perché hanno davvero letto il mio blog. E va bene, lo ammetto: sono un egocentrico ^^

Simone