Come proteggere i diritti d'autore.

Come dicevo qualche giorno fa, è praticamente impossibile che un editore ci "copi" un romanzo. Detto questo, per dormire sonni tranquilli, ecco i metodi più usati per dimostrare la paternità dei nostri scritti nel caso in cui eventuali malfattori intendano rubarceli.

- Speditevi una raccomandata da soli. Prima fate mettere alla posta una dichiarazione di "data certa" sul vostro manoscritto. Poi lo chiudete in una busta e vi spedite da soli una raccomandata con ricevuta di ritorno. Alla fine conservate tutto così come vi è arrivato, e nel caso serva dimostrare che in una certa data voi avevate già prodotto un dato manoscritto avrete in questo modo l'opportunità di farlo.

Detto tra noi, questo metodo lo consigliano tutti i siti letterari d'Italia, ma per me è una stronzata. Vi ci vedete a conservare per anni una raccomandata che vi siete spediti da soli? E poi se davvero dovete andare dal giudice, vi presentate col pacchetto sigillato dicendo me lo spedii da solo, anni orsono, temendo per l'integrità della mia opera... pensate di aver scritto un capolavoro, e poi andate a fare una cosa così accroccata solo per risparmiare? Bah...

- Andate da un notaio. Portate il manoscritto in questione al notaio in questione, e lui vi scucirà una cifra variabile tra i 100 e i 300 eurozzi per dirvi che sì, effettivamente, l'avete scritto voi.

Questo è certo più costoso della auto-raccomandata, ma se c'è qualche problema avete sempre l'appoggio di qualcuno (il notaio) che dovrebbe capirne più di voi (in merito a leggi e diritti d'autore, ovviamente). Poi non prendete per oro colato quello che vi sto dicendo, ma parnatene col notaio in questione (e in caso fate causa a lui!)

- Andate alla SIAE. Visto che nel caso diventiate famosi, dovrete dipendere dalla SIAE per tutta la vita, perché non iniziare subito? Con (più o meno) 130 euro, potete depositare un qualunque numero di manoscritti, purché indissolubilmente legati (la spirale cogli anelli). Io ho stampato TUTTO quello che ho scritto in vita mia (compreso i pensierini delle elementari) a carattere 4, che per leggerli ci vuole il microscopio del Gran Sasso, ma tant'è il deposito è valido.

Ogni cinque anni dovrete pagare pegno alla SIAE (nel senso che il deposito scade e - se volete - va rinnovato), ma in questo modo potrete sempre dimostrare la paternità di una vostra opera. Da notare poi che la SIAE non vi difende legalmente: nel caso che vi freghino il libro per davvero, dovrete comunque chiamare un vostro avvocato.

- Usate Copyzero. Si tratta di un sistema per registrare online il copyright di un'opera. Personalmente, non l'ho mai utilizzato e non conosco nessuno che lo abbia fatto, ma sembra un metodo economico di cui sarebbe interessante testare l'efficacia. Si tratta in sintesi di un sistema per apporre la firma digitale su di un file, così da poterne dimostrare la paternità a una certa data. Invito chiunque ne abbia fatto uso a lasciare un commento, mentre seguendo i link che vi lascio potete trovare altre informazioni.

Simone

Link correlati:

Il movimento Costozero.org

La pagina della SIAE sul deposito opere inedite

Se vi piace la fotografia...

Su Centoiso.com hanno da poco inserito una presentazione di Per noi o per gli altri, l'ebook fotografico che ho realizzato insieme ai Volontari della Croce Rossa.

A parte l'articolo su di me ^^, il sito è interessante perché è pieno di guide sulla fotografia, gallerie fotografiche di buon livello, annunci di mostre e iniziative di ogni genere. C'è anche un forum dove discutere con altri fotografi, e se volete potete anche pubblicare le vostre immagini e ricevere i giudizi degli altri utenti.

Se vi piace la fotografia, credo valga la pena di farci almeno un salto.

Simone

Link correlati:

Centoiso.com

Per noi o per gli altri (sul mio sito).

È possibile che ci plagino un libro?

Eccoci qua! Abbiamo finalmente utlimato il romanzo che ci darà fama e fortuna, e siamo sul punto di incominciare la distribuzione del nostro testo agli editori di tutto il paese, Svizzera italiana compresa.

Eppure, ecco che ci prende il dubbio: io adesso mando questa cosa qui a quell'editore là... e se melo copiano?

Come sempre, il nostro ruolo di emergenti ci porta a male interpretare la realtà dei fatti: un editore che scopre il capolavoro di un nuovo autore (e probabilmente già non è il nostro caso) si trova nella meravigliosa condizione di avere un libro fantastico da pubblicare, e allo stesso tempo di poter ricompensare con 2 lire il misconosciuto autore.

Se il sig. Mondadori mi dicesse pubblico tutti i tuoi libri ma non ti do niente, pensate che ci penserei due volte? Esiste un emergente tanto montato da rifiutare un contratto di pubblicazione con una buona casa editrice, solo perché non lo pagano abbastanza? Ma è già tanto se non vi hanno chiesto i soldi!

E allora, se qualunque editore può sfruttare il vostro lavoro sottopagandovi e obbligandovi tramite contratto anche a fare le pulizie a casa sua, perché mai dovrebbe rischiare di passare qualche guaio fregandovi il libro? Dormite pure sogni tranquilli, non succederà mai! Dopo tutto, il plagio di libri e romanzi è reato, lo sfruttamento degli scrittori emergenti no.

Poi, però, c'è l'altro lato della medaglia: proteggere il nostro lavoro con un sistema che impedisca che venga scopiazzato, non è poi tanto difficile. Anzi, è talmente semplice che viene da pensare che, a questo punto, tanto vale farlo. Un po' come la cintura negli aereoplani: volete che se l'aereo si schianta su qualche montagna, la cinta che vi fanno mettere serva a qualcosa? Lo sanno tutti che è totalmente inutile, altrimenti userebbero cinture di sicurezza vere e non quelle striscioline col gancetto che appena lo tiri si sfila, ma che dovrebbero salvarci da una caduta da diecimila metri.

Eppure, cos'è che pensano tutti? C'è la cintura, e non te la metti? Metti che capita l'unico caso in cui serviva a qualcosa, tutti si salvano, e tu sei l'unico sfigato che muore... immaginate la figuraccia? Personalmente, poi, io sono un tipo piuttosto ansioso, per cui qualche protezione l'adoperò sempre e comunque (immagino già le litigate quando sarò sposato...).

In uno dei prossimi aggiornamenti, allora, farò una breve descrizione dei metodi più utilizzati per proteggerci dal plagio.

Ed ecco anche il filosofo!

Sul suo blog, Fabio Sacco si presenta anche come sociologo e membro di Wikipedia, ma direi che la prima definizione (quella del titolo) è di gran lunga la più affascinante.

Si può essere filosofi emergenti, visto che è questo il tema di queste pagine? Certo bisognerà lavorare per farsi conoscere, come in tutti i campi, ma nel caso le cose vadano per il verso sbagliato sarà forse più semplice... prenderla con filosofia (lo ammetto, questa è terribile ^^).

Il punto di vista che Fabio porta avanti su temi di politica e sui fatti di cronaca di tutti i giorni potrà interessarvi oppure farvi inc... avolare (a seconda delle vostre inclinazioni su questo o quell'argomento). Io non mi prendo responsabilità di sorta (il politico emergente magari lo farò più avanti), ma vi invito a commentare i suoi articoli e a discuterne direttamente con lui.

Simone

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Il blog di Fabio Sacco

Un salotto letterario online.

Tra i tanti sogni a occhi aperti che facevo quando ho deciso di iniziare a scrivere, c'era quello di essere invitato a un elegante ricevimento organizzato da persone dell'alta società. Un bel salotto letterario, in cui nel ruolo dell'intellettuale di successo mi sarei aggirato tra cocktail e tartine snocciolando al mio divertito pubblico aforismi e massime inventati sul momento.

Già mi vedevo, attorniato da avvenenti fanciulle, lanciare con nonchalance una frecciatina all'indirizzo del leader politico di turno, che ridendo compiaciuto si sarebbe vantato con gli amici di essere stato deriso da me.

E invece, proprio oggi mi è arrivata l'ennesima mail di rifiuto da una casa editrice, i miei libri sono ancora fatti di byte e per paura di passare qualche guaio invece che irridere persone importanti preferisco prendermi per il culo da solo.

Eppure, un salotto letterario l'ho trovato lo stesso, anche se il collegamento tramite Internet rende problematico il contatto con le procaci donzelle di cui sopra. Si tratta di un'iniziativa che già dal 2001 Sandrina Piras porta avanti con l'aiuto di vari collaboratori (tra cui Luca Panzarella e Patrizio Pacioni), e che nel 2005 si è tradotta in una vera e propria Associazione Culturale.

Sintetizzo lo spirito di questa iniziativa, riportando un paio di frasi dalla presentazione che trovate sul sito:

Il piacere del salotto era quello di far conoscere libri che hanno regalato emozioni e che era giusto condividere con altri.

In questo salotto ogni lettore ed ogni scrittore, anche principiante, trova lo spazio e il tempo per esprimersi e confrontarsi.


Per saperne di più, seguite pure il collegamento che trovate qui sotto.

Simone

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Il sito del Salotto Letterario

Lo scrittore che (non) accetta le critiche sincere.

Molti aspiranti autori sono in realtà persone normalissime, proprio come tutti noi. Soltanto che un bel giorno si alzano dal letto e si ricordano che, in realtà, hanno sempre saputo di essere degli artisti, e adesso vogliono scrivere quello che si sentono dentro. E il giorno seguente, eccoli che già si presentano a parenti e amici con le loro quindici righe (quando ci si mettono d'impegno) piene di pseudo problemi esistenziali dei quali a nessuno interessa una mazza. La cosa grave, in tutto questo, è che si aspettano anche che gli facciate i complimenti.

Certo, nessuno immagina che le pagine (righe?) a cui ha dedicato tanto tempo e affetto siano, alla fine della fiera, una porcata. Ma diciamoci la verità: è raro che uno che ha appena iniziato a scrivere, produca qualcosa di un livello al di sopra dello schifo. Anzi! Se fa solo schifo, direi che siamo partiti con il piede giusto, ed è un ottimo incoraggiamento per andare avanti. Il guaio vero è che, nel 90% dei casi, un emergente che vi chiede di commentare un suo componimento non sarà mai e poi mai disposto ad accettare delle critiche.

Di solito, quando mi tocca parlare del lavoro di qualcuno, cerco di tenermi molto sul vago accostandomi al giudizio con delicatezza. Se una cosa fa pietà, parto con un sììììì, è cariiiiiiino e poi ci infilo dentro magari però un pochino aggiusterei un po' qua e un po' là... lo so che sono una merda, ma chi sono io per distruggere i sogni di qualcuno mortificando il suo lavoro? E poi ricordiamoci che, come emergente, anch'io ho bisogno di circordarmi di persone che parlino spudoratamente bene di me. Quando sarò un autore navigato vedrò bene di tirarmela e di essere cattivissimo con tutti, (a qualcuno è bastato stamparsi i biglietti da visita con la macchinetta della metro) ma al momento essere sincero con gli altri nemmeno mi conviene.

Eppure, nonostante il mio filantropico buonismo ecco che, regolarmente, succede la cosa che mi fa più imbestialire in assoluto al mondo. Che questo qui, dopo che mi sono frantumato le scatole a leggere le sue boiate, e dopo che mi sono anche sforzato di dargli qualche consiglio cercando di non tradire i suoi sentimenti da artista sensibile, mi guarda come se si trovasse davanti a un deficiente e mi liquida con uno spocchioso: non è vero.

Cioè, che vuol dire che non è vero? Io l'ho letto, sta scritto lì! Ma che sono deficiente, che tu scrivi una cosa e io ne leggo un'altra? Mamma mia, mi viene voglia di staccargli la testa quando fanno così! Ma chi me l'ha fatto fare a cercare di dargli un consiglio, non potevo dirgli che era un capolavoro, così se ne andava contento? Troppo tardi. Me la sono giocata male, potevo pensarci prima. L'amico scrittore già mi guarda con sufficienza, il labbro incurvato in un'espressione di disgusto e con l'aria del grande artista che, suo malgrado, deve convivere in mezzo a gentaglia come me, che non ha la cultura per apprezzarlo.

Lui, dall'animo nobile e puro, intra una gente zotica, vil. Proprio come quel poeta là, che mo' non mi ricordo.

Simone

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Quella poesia lì di quel poeta là.

I tempi di attesa dell'editoria.

Una qualità indispensabile per fare lo scrittore, ma che forse ben pochi immaginano, è la pazienza.

Chi non ha mai provato a lavorare (se così si può dire) in questo settore, non ha idea dei tempi biblici che intercorrono tra l'invio di un testo a una casa editrice e la sua effettiva pubblicazione. Un emergente alle prime armi, potrebbe trovarsi spiazzato dalla realtà dei fatti, al punto di scoraggiarsi e (buon per lui) scegliere di seguire altri interessi .

Esempio 1: e-mail che ho ricevuto (per davvero) da un signore interessato a valutare un mio romanzo.

Sono XXX XXX della XXX XXX edizioni (che coincidenza, si chiama come la casa editrice!) La prego di inviarmi copia del suo romanzo La Sindrome di Reinegarth. Se non ha mie notizie, la prego di ricontattarmi dopo Natale(da notare che siamo in Estate, e mi ha cercato lui!)

Esempio 2: siamo alla fiera del Libro, e io mi presento allo stand di un editore noto per pubblicare pessimi libri di grande successo (sembra fatto apposta per me, no?)

Io: Posso lasciarle una copia dei miei lavori?

Tizia della casa editrice: No. Deve per forza spedirli in redazione, e aspettare dieci mesi per la valutazione.

Io (citando un caposaldo della mia formazione letteraria): DOH!

I tempi medi per avere una risposta (negativa o positiva) da un editore, si aggirano attorno ai sei - otto mesi, con punte di dieci mesi o un anno per le case editrici più grandi (che probabilmente sono maggiormente oggetto di invii non richiesti dagli emergenti). Un editore che risponde nel giro di uno o due mesi, quasi sicuramente vi offrirà un contratto in cui siete voi a pagare lui, e (caso strano) generalmente vi dirà anche che il vostro testo gli è piaciuto tantissimo.

Come se non bastasse, non è che passato un anno poi gli editori non a pagamento il libro lo pubblicano! Nella maggior parte dei casi, riceverete la classica lettera prestampata che vi sfancula in maniera diplomatica, per cui vi ritrovate da capo a dodici con tra le mani un testo che, oltre a essere brutto, diventa di giorno in giorno anche meno attuale.

Nel caso invece che sia andata bene, e che decidano di darvi in pasto alle stampe, pensate che la cosa avvenga in quattro e quattr'otto? Non che mi sia mai trovato nella felice posizione di dover attendere che un mio libro esca dalla tipografia (a parte qualche produzione giovanile su cui al momento preferisco sorvolare). Immagino però che una qualunque casa editrice che si rispetti, avrà già un certo numero di testi da pubblicare prima del vostro. Se non arrivavate voi, non è che rimanevano senza roba da stampare e chiudevano, no? Questo significa che non se ne parlerà prima di un anno o due e anzi (tanto per incoraggiarvi un altro po') ho sentito di chi ha firmato contratti per libri che poi si sono impantanati per strada, e adesso non si sa più se e quando saranno effettivamente stampati.


Più avanti, qualche consiglio su cosa fare durante l'attesa, e come risparmiare un po' di tempo.

Simone

Come trovare dei lettori

La spinta principale della scrittura, lo scopo finale per cui passiamo ore davanti al PC o alla macchina da scrivere (per chi riesce a trovare i nastri), dovrebbe essere quello di mettere per iscritto pensieri e sensazioni da far leggere agli altri. Dico dovrebbe perché il mondo è pieno di matti, e ce ne saranno a bizzeffe che scrivono interi romanzi che poi non vogliono far leggere a nessuno. Supponendo però che chi legge queste righe sia normale, e che voglia perciò sottoporre il proprio lavoro a un pubblico di lettori, ecco nascere il problema di come trovare qualcuno disposto a dedicarci il tempo necessario alla lettura.


Come dicevo giorni fa, che una persona entri in contatto con un nostro testo, è condizione di certo necessaria ma tutt'altro che sufficiente affinché lo legga. Su 50 persone a cui ho dato una copia di Mozart Di Atlantide, a malapena cinque o sei mi hanno fatto sapere qualcosa. È un rapporto di uno a dieci, e stiamo parlando del libro STAMPATO E RILEGATO che io stesso gli ho dato di persona. Nel caso del web, dove la gente non ha voglia di bruciarsi la retina per leggere sullo schermo, si arriva tranquillamente a un lettore ogni cento - duecento scaricatori, ancora meno se si tratta di un testo lungo.

Questo per farvi capire che, se veramente ci interessa che i nostri scritti vengano letti anche all'esterno del nostro nucleo familiare, dobbiamo sfruttare tutte le possibilità che ci si presentano per raggiungere possibili lettori. Eccovi allora qualche consiglio, sperando che altre idee arrivino dai visitatori, attraverso i commenti.

- Fate un sito Internet. Il mio sito (non questo blog) riceve 500 visite al mese quando non ci sono novità particolari, e dalle 1000 alle 1500 quando rilascio un nuovo ebook. Per uno scrittore affermato 500 visite non sono nulla (che poi ho il dubbio che siano sempre gli stessi che tornano a vedersi le foto), ma per un nuovo autore 500 potenziali lettori sono un'infinità. Prima di Internet, il numero di persone che un emergente poteva sperare di raggiungere senza essere pubblicato era pari a zero, mentre oggi un autore può iniziare a costruirsi un (piccolo) pubblico anche prima di trovare un editore.

- Aprite un blog. Che poi è meglio di un sito Internet, perché vi trovate tutto già fatto, è gratis e si aggiorna facilmente. Ci mettete i link ai vostri racconti (esistono spazi web gratuiti dove potete inserire immagini e file) lo chiamate “sito” invece che “blog” ed ecco che in pochi minuti (se sapete come fare... non vorrete mica che ve lo spieghi io?) sarete già reperibili online.

- Frequentate i siti per scrittori. Sul web ci sono milioni di posti dove potrete interagire con altri emergenti (che invece sono poche centinaia di migliaia, ma evidentemente si girano tutti i siti letterari), e deprimervi nel vedere che molti sono troppo più bravi di voi, ma non li pubblicano lo stesso.

- Realizzate un ebook. Con l'aiuto di un programma come OpenOffice, potrete realizzare un pdf con i vostri racconti e inserirlo in uno dei tanti siti che ospitano questo genere di produzioni. Potete anche rilasciare l'ebook con licenza Creative Commons, e chiedere a siti come P2P Forum Italia di aiutarvi a distribuirlo attraverso le reti Peer to Peer. Il P2P sarebbe il sistema con cui vi scaricate gli mp3 e (bene che vada) i filmati con le donnine. Non fate finta di non saperlo.

- Seguite il lavoro degli altri. Leggete quello che scrivono i vostri colleghi emergenti, ditegli cosa ne pensate (possibilmente senza farvi odiare) e fategli pubblicità sul vostro sito/blog. Ci sono ottime possibilità che ricambino il favore, e potrebbe essere l'unica occasione di interagire con un autore destinato ad avere successo. Tenete presente che anche lui, una volta che sarà diventato famoso, vi snobberà.

Simone

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Il sito di Blogger – che ovviamente serve ad aprire un blog.

Un emergente del genere "horror".

Il sito di Elvezio Sciallis mi ha decisamente colpito, per il semplice fatto che è quasi identico al mio per template e posizionamento dei banner. Unica sostanziale differenza è che lui è già passato al nuovo Blogger, mentre io per qualche misteriosa ragione rimango ancora tra i siti speciali che devono aspettare.

Ezio è autore delle raccolte La macchina delle ossa (Prospettiva - 2001) e Il Dio nell'alcova (Il Foglio - 2004) mentre sul suo sito scrive recensioni di film, libri e fumetti di genere - prevalentemente - horror e fantastico.

Se siete appassionati del genere, all'interno del blog trovate anche i link ai maggiori siti italiani dedicati all'horror, per cui può essere anche un ottimo punto di partenza.

Simone

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Il sito di Elvezio Sciallis

Cosa aspettarsi dal giudizio dei lettori.


Finché non saremo conosciuti, fra le tante persone che potranno entrare in contatto con i nostri testi, solo una ridottissima percentuale si prenderanno effettivamente la briga di leggerli davvero. Eppure, anche se non nella misura che ci saremmo inizialmente aspettati, qualcuno lo farà.

Vediamo allora cosa aspettarci dalle critiche che, necessariamente, arriveranno:

- Vostra madre vi adorava anche quando da bambini gli vomitavate addosso, qualsiasi cosa vi dica non conta. Se quello che scrivete non piace nemmeno a lei, forse siete stati adottati.

- I vostri amici sono terrorizzati da come potreste reagire, per cui sfasano di una tacca il giudizio su di voi. Se dicono che il libro è carino, vuol dire che è brutto. Se vi dicono che il libro è bello, vuol dire che è carino e così via. Quelli che vi dicono che non hanno letto il libro, probabilmente hanno solo troppa paura di dirvi che lo trovano terribile (non insistete, guai a indagare per scoprirlo!)

- Tutti i conoscenti con cui avete un rapporto di tipo economico (il salumiere, la lavanderia, il padrone di casa, l’omino che legge il contatore dell’acqua) vi diranno che il vostro testo è un capolavoro. Non vi fidate, probabilmente stanno cercando di raggirarvi in qualche modo, e i complimenti servono a distrarvi!

- In ufficio, i superiori vi distruggeranno, intimandovi di concentrarvi di più sul lavoro invece di perdere tempo a scrive ‘ste stronzate. I sottoposti invece vi aduleranno per arruffianarsi i vostri favori, ma attenti che ci sono tutti gli estremi di un accusa per mobbing: provate a immaginarvi la segretaria in lacrime, durante il processo, che vi accusa dicendo continuava a darmi quegli orribili racconti da leggere, e voleva che gi dicessi che erano belli…

- Qualsiasi cosa abbiate scritto, è quasi certo che gli altri emergenti non vi leggeranno. A loro interessa confrontarsi con i grandi della letteratura, e pensano che i nuovi scrittori non abbiano niente da offrire (che dite, quale contraddizione?). I pochi che si prenderanno la briga di dare un’occhiata alle vostre pagine, troveranno un difetto talmente grande da smontare il vostro lavoro nella sua totalità. Questo per sottolineare che sono loro i geni incompresi, non voi. La cosa positiva, è che potrete ricambiare il favore, distruggendo quello che scrivono loro.

- Gli scrittori affermati rientrano nel gruppo di chi lavora nell’editoria: bene che vada, vi dedicheranno 30 secondi per poi mandarvi un prestampato con degli insulti generici: il suo romanzo/racconto fa schifo/pena. Non vedo per lei un futuro come scrittore/scrittrice. Se desidera un lavoro nell’editoria, può vendere il suo PC/macchina da scrivere su un giornale di annunci economici.

Simone

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Un portale per trovare lavoro come scrittore

Ed eccone un altro simile.

Per chi vuole approfondire...

Avevo già parlato della Gazzetta del Pirata qualche tempo fa. Si tratta di una rivista digitale (nel senso che esiste solo in formato .pdf) a distribuzione gratuita, che tratta tematiche legate al Creative Commons e alla circolazione delle informazioni attraverso Internet.

Torno a parlarne per segnalarvi che nel numero di Gennaio trovate - tra le altre cose - un'intervista a Simone Aliprandi, il responsabile del progetto Copyleft-Italia.

Visto che non è raro che uno scrittore emergente voglia far circolare dei testi attraverso Internet, (i miei ebook li trovate nei link qui accanto ^^) potreste trovarla una lettura interessante.

Simone

Link correlati:

La Gazzetta del Pirata - Gennaio 2007 (File)

Il sito di Copyleft-Italia

Il Creative Commons in Italia

Non resta che (non) farsi leggere!

Siamo alla resa dei conti: la nostra opera è ormai terminata, abbiamo rivisto e riscritto pagine su pagine, e non resta che farsi leggere da qualcuno.

Inizia la ricerca delle vittime designate. Vanno benissimo parenti, amici MOLTO vicini per cui valga la pena spendere i soldi per le fotocopie, nuove o vecchie fiamme, compagni di università, vicini di casa, il fruttivendolo, il giornalaio all'angolo e il barista con cui parliamo sempre di calcio. Vanno bene anche cani, gatti randagi e oggetti inanimati, purché davanti al testo riescano ad assumere un aspetto sufficientemente partecipe. Personalmente, trovo che il picchio dei Simpson che fa sempre con la testa mi dia grande soddisfazione.

Ed ecco che ci struggiamo in trepidante attesa, mentre sbirciamo nervosi e incuriositi la mamma che, affondata nel divano, sfoglia le pagine con sguardo severo, probabilmente pensando ma guarda che figlio idiota mi doveva nascere proprio a me. Il cuore ci batte per l'emozione ogni volta che incrociamo qualcuno che potrebbe già averlo letto, e la voce ci trema mentre parliamo al telefono con gli amici (di solito imbarazzatissimi) a cui abbiamo affidato il compito di giudicare la nostra opera.

Quello che speriamo, ovviamente, è di ricevere giudizi entusiastici. Applausi a scena aperta e sguardi commossi da parte di chi ci conosce da anni e, finalmente, si rende conto delle nostre reali capacità.

Ebbene, no. Preparatevi alla solita doccia fredda. Siamo emergenti, ricordate? La gente è abituata a dare per scontato che gli scritti di un autore non famoso siano delle porcherie (anche perché, di solito, questo è drammaticamente vero). A nessuno gliene importa (una s...) niente di leggersi quello che abbiamo scritto per poi scoprire che, come era prevedibile, non ne valeva la pena. Guardate me, ad esempio: ho il blog letterario più bello della rete (vabbe', ma non è che gli altri siano tanto meglio), eppure ricevo solo pochi click al giorno. E i pochi visitatori che perdono un po' di tempo tra le varie pagine, lo fanno solo per vedere le foto!

Nei prossimi aggiornamenti, qualche parola su come trovare davvero dei lettori, cosa aspettarsi dalle critiche e come comportarsi di fronte ai giudizi negativi.

Simone

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Il picchio dei Simpson (in inglese Drinking Bird)

La foto del picchio è un immagine in Creative Commons di cleverocity.

La cassetta degli attrezzi assassini

Nella sua autobiografia On Writing, Stephen King traccia un'analogia tra la cassetta degli attrezzi tipica del fai da te e gli strumenti letterari che possono essere più o meno utili a uno scrittore.

Solo che, proprio come nelle migliori storie del buon King, ogni tanto i miei attrezzi escono dalla cassetta e cercano di uccidermi.

Come tutti i mesi, ho preparato la mia newsletter in modo da spammare il più possibile la mia presenza in rete, quand'ecco che mi accorgo che il servizio che ho usato finora consente um massimo di 10 utilizzi annui. A parte il fatto che siamo a Gennaio 2007, per cui qualcuno deve essersi scordato di azzerare il contatore, io mi ero ingenuamente convinto che sarebbe stato gratis e per sempre. Invece no, e passare alla versione professional del servizio costa una cifra spropositata, di certo molto più di quanto ho guadagnato come scrittore durante lo scorso anno (molto meno di quanto ho speso, però).

Ho finito con lo scaricarmi un programma di quelli gratis (si chiama Group Mail 5) che - sono convinto - prima o poi mi toccherà cambiare di nuovo.

Poi vorrei passare al nuovo blogger, ma non so perché non ci riesco. Esiste infatti una versione aggiornata di questo servizio (serve a fare i BLOG, come quello che state leggendo) offerto da Google, solo che lo si può attivare SOLO QUANDO LO DECIDONO LORO. Ogni volta che vado sulla pagina apposita, si giustificano con una frase assurda tipo già milioni di persone sono passate alla nuova versione di Blogger, ma tu ancora non puoi perché il tuo blog è speciale. Perché, che cos'ha il mio blog che non va? Perché tutti sì, e io no?

Se non altro, tu ancora non è sempre meglio di tu invece mai. Vuol dire che ho ancora qualche possibilità.

Simone


Link correlati:

La pagina di Blogger che ti dice che sei speciale.

La recensione di On Writing su Opera Narrativa